Con ‘cicciottelle’ abbiamo fatto un errore e ci siamo scusati, dice al ‘Corriere’ l’ex direttore di ‘Qs’, Tassi. L’avrei detto anche di un uomo. I social? Piazza democratica dove servono autocontrollo e moderazione

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“Abbiamo chiesto scusa, sul sito e sul giornale, a chi tra i nostri lettori si è sentito toccato dal termine ‘cicciottelle’ ritenendolo non adatto. Scuse doverose”, ma “non c’era alcuna intenzione discriminatoria o sessista nel titolo. Il termine aveva una connotazione affettiva”. Lo dice al Corriere della Sera Giuseppe Tassi, rimosso dalla direzione di Qs dopo il titolo sulle atlete del tiro con l’arco.

“Siamo partiti da un fatto che chi ha seguito la gara ha sicuramente notato: le tre arciere azzurre hanno un aspetto insolito per delle atlete di livello olimpico. Con questo titolo volevamo rilevare – ripeto, in tono affettuoso – che anche le persone comuni possono diventare delle atlete di altissimo livello”, ha spiegato.

Giuseppe Tassi

Tassi ha ammesso che il titolo poteva apparire dispregiativo tanto che è stato corretto in seconda edizione: “Ci siamo resi conto che poteva urtare la sensibilità di alcune persone”, ha detto, ribadendo però, che lo stesso titolo ci sarebbe stato anche con un maschile. “Ricordo che nel 2012 dell’arciere Marco Galiazzo fu messa in luce la sua forma fisica “non perfetta”. L’intento era lo stesso. Ma in quel caso non ci furono accuse di sessismo”.

“I social sono una piazza democratica imprescindibile”, ha specificato parlando degli attacchi che gli sono stati mossi soprattutto su Facebook e Twitter. “Ma gli utenti di queste piattaforme devono maturare: devono rendersi conto che esprimendo giudizi trancianti impegnano se stessi. Ci vogliono senso di autocontrollo e moderazione: le stesse che vengono chieste ai titolisti”.

“Ripulire il nostro linguaggio è un traguardo da inseguire, ma senza ipocrisia”, ha aggiunto. “Parlo del famoso limite del politicamente corretto, che dipende dalla sensibilità delle persone. Ognuno dovrebbe avere misura, anche quando è in disaccordo”.  “Abbiamo fatto un errore e lo abbiamo ammesso”, ha concluso.