Per la metà del tempo in cui sono connessi, gli americani navigano sulle app. I dati di comScore (INFOGRAFICHE)

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Gli utenti americani per la metà del tempo in cui navigano utilizzano le app sugli smartphone. A dirlo una ricerca di comScore, sintetizzata dal sito TechCrunch.com, secondo la quale la percentuale, pari al 41% nel 2014 e in costante crescita nel tempo, salirebbe ulteriormente fino a toccare il 60% considerando anche quelle scaricate sui tablet. Il traguardo sarebbe stato tagliato nel luglio scorso e dimostrerebbe come le app mobile siano diventate ormai fondamentali per ottenere le informazioni necessarie.

 

Diversi i fattori che hanno portato alla crescita nell’uso, dalla possibilità di usare gli smartphone praticamente ovunque, alla velocità di connessione, passando per la dimensione degli schermi dei device.

La classifica delle app in base al numero di utenti unici vede Facebook, Google, Amazon, Pandora e l’ultima arrivata Pokémon Go. A guidare il ranking delle app più utilizzate è sempre Facebook, seguita da Messenger, YouTube, Google Maps, Google Search, Google Play, Gmail, Pandora, Instagram, Amazon mobile, Apple Music, Apple Maps, Pokémon Go, Snapchat, e Pinterest.

Ma proprio le posizioni macinate da Pokémon Go sono interessanti. Secondo i dati di comScore, nulla è comparabile ai risultati ottenuti dall’app Nintendo in così poco tempo: in un solo mese ha raggiunto i 55 milioni di utenti unici solo in America tra smartphone e tablet, circa il 30% dell’audience totale. E guardando al tempo speso a caccia di mostriciattoli, l’app si piazza quarta alle spalle di Facebook, Pandora e YouTube, con più di un terzo dei giocatori che la visitano giornalmente. Oggi, secondo Sensor Tower, Pokémon Go ha superato i 180milioni di download in tutto il mondo e in media gli utenti americani che giocano da iPhone ci spendono 32 minuti al giorno.

Forse questo successo sarà l’eccezione che conferma la regola, ma in ogni caso dimostra come nel mercato c’è ancora spazio per emergere accanto alle app di giganti come Facebook o YouTube. E vista anche la varietà di app che esistono, praticamente per fare ogni cosa, non è poi così incomprensibile l’intenzione sempre più decisa di Google di inserirle tra i risultati di ricerca del suo motore di ricerca.