Rottura tra Milano e Torino: salta l’ipotesi di un Salone del libro unico diviso tra le due città. Il ministro Franceschini: persa una grande occasione. Stefania Giannini: reciproche rigidità l’hanno impedita. Chiamparino: abbiamo dato tutto, chissà mai che Davide non batta Golia

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Il tentativo di far nascere un unico Salone del Libro con una sede a Milano e l’altra a Torino è fallito. A comunicarlo il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, al termine di una riunione al Dicastero del Collegio romano con la collega dell’Istruzione, Stefania Giannini, il sindaco di Torino, Chiara Appendino, l’assessore alla Cultura del Comune di Milano, Filippo Del Corno, il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino e il presidente dell’Associazione italiana editori, Federico Motta.

Dario Franceschini

“Abbiamo appena concluso una riunione di un’ora e mezza che è stata complicata. Purtroppo la soluzione di avere un Salone unico del Libro e della lettura con due sedi, complementari fra loro, non è stata accettata”, ha detto, secondo quanto riportano le agenzie. “Ci sono infatti molte rigidità da una parte e dall’altra”, ha spiegato. ”Lo diciamo con molta amarezza nella consapevolezza di avercela messa tutta. L’Italia perde una grande occasione”, ha concluso il ministro.

Il Salone del libro e della lettura con due sedi, Milano e Torino, “era una splendida occasione per una grande operazione culturale nel nostro Paese. Purtroppo le reciproche rigidità l’hanno impedita”. Lo ha detto il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, rispondendo ai giornalisti al termine della riunione al dicastero dei Beni culturali per fare il punto sul Salone unico del libro e della lettura, che non vedrà invece la luce in quanto non è stato raggiunto un accordo tra le parti interessate.

Stefania Giannini (Foto: Olycom)

“L’intento del nostro governo – ha spiegato Giannini – era di rilanciare una grande operazione culturale nazionale in un Paese in cui la metà della popolazione legge meno di un libro all’anno”. Giannini ha quindi ricordato l’impegno del Miur e del Mibact per la diffusione della lettura in Italia in questi ultimi anni.

“Torino ha un problema legato ai vincoli dello spazio espositivo, il Lingotto, e diventa difficile pensare a manifestazioni di tipo diverso”. E’ il commento del presidente dell’Aie, Federico Motta. “Noi siamo talmente disponibili e aperti che abbiamo proposto di prenderci carico di tutta l’organizzazione dei due eventi eventualmente e ancora di più pensare anche ad una fiera specialistica in un momento diverso” ha ribadito Motta.

Federico Motta, presidente Aie (Foto: Olycom)

“Non c’è stata apertura e noi andiamo avanti. Se si fosse trovato un accordo sarebbe stato meglio per il sistema Paese”, le prime parole del sindaco di Torino, Chiara Appendino. “Il Salone del Libro esiste, ha 30 anni, ed è a Torino. Se l’occasione era fare sistema, farlo accrescere e dare valore aggiunto al Paese, noi c’eravamo” ha sottolineato, spiegando che i tre punti fondamentali erano “Salone unico, con date uguali e governance unica. Su questo non si è trovato accordo”.

Chiara Appendino (Foto: Olycom)

“Non possiamo accettare che il Salone degli editori si faccia a Milano e a Torino si faccia una grande libreria”. Così il presidente del Piemonte, Sergio Chiamparino, che spiega: ”nonostante lo sforzo, che abbiamo apprezzato, dei ministri Giannini e Franceschini per far emergere una comune volontà di realizzare un solo grande evento nazionale abbiamo dovuto prendere atto che non vi sono le condizioni per trovare un accordo che tenga conto di quello che Torino, in trent’anni di storia, ha significato e tuttora significa per il libro e la lettura”.

”A questo punto”, aggiunge Chiamparino, “compiremo rapidamente gli atti per rendere operativa la fondazione e suggerirò al nuovo presidente, a Massimo Bray e al suo gruppo, di lavorare ad un evento che, pur mantenendo le caratteristiche proprie del Salone del Libro di Torino, trovi elementi di specializzazione che lo differenzino da quanto la Fabbrica del Libro e Aie stanno organizzando a Milano. Non siamo animati da alcuno spirito guerriero, anche se non sarebbe la prima volta che Davide batte Golia”, conclude.

Sergio Chiamparino, presidente del Piemonte (foto Olycom)

Mentre secondo l’assessore alla cultura del Comune di Milano, Filippo Del Corno “la proposta per il Salone del libro unico, con una sede a Milano e l’altra a Torino, che prevedeva che la parte editoria fosse a Milano e quella della distribuzione a Torino, non è stata accolta dai vertici torinesi e quindi si è resa impossibile la prosecuzione di un dialogo che invece era iniziato bene”.

“Non tutto è chiuso però”, ha aggiunto Del Corno spiegando che “dobbiamo darci ancora un paio di giorni per cercare di trovare invece la soluzione visto che da parte degli editori c’è una grande disponibilità”.

“Il mancato accordo sulla prossima edizione del Salone del Libro di Torino e’ una pesante sconfitta politica”. Lo dice Giorgio Merlo, dirigente nazionale Pd editoria e new media.

“Uno sconfitta, però, del sistema paese. Dovuta principalmente – afferma Merlo – ad una guerra campanilistica innescata da Milano e supportata da alcune associazioni del settore, ma anche e soprattutto alla non volontà politica di addivenire ad una soluzione positiva e realisticamente percorribile. E questo malgrado l’impegno e la determinazione dimostrate dal ministro Franceschini. E’ evidente a tutti, del resto, che due saloni a neanche 100 chilometri l’uno dall’altro e forse anche in contemporanea significa che ad uscirne penalizzata ed umiliata non e’ soltanto la città di Torino ma l’intero paese. Anche perche’ l’edizione torinese, com’è evidente a tutti, negli anni ha saputo diventare progressivamente un palcoscenico di respiro europeo”.