In sette anni la stampa ha dimezzato i ricavi e fatto peggio, -60%, nella pubblicità, dice il presidente Fieg, Costa: entro novembre necessari i decreti attuativi per salvare l’editoria. I nuovi operatori digitali? Pronti al confronto con chi condivide modelli di business sostenibili

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“Se siamo tutti d’accordo che una informazione di qualità, professionale, non quella raffazzonata in qualche blog, mantiene un valore sociale importante, io dico che possiamo uscire dalla crisi del settore a patto di muoverci subito su tre fronti: la piena consapevolezza della gravità della situazione e le risorse necessarie per contrastarla; il sostegno alle indispensabili trasformazioni strutturali; il rapporto con i player del mondo digitale, per difendere il valore dei nostri contenuti e combattere chi li cannibalizza”. A dirlo il presidente della Federazione degli editori, Maurizio Costa in un’intervista alla Stampa nella quale fa un quadro della situazione del mondo dell’editoria italiana alla luce della recente approvazione della nuova legge sull’editoria.

Maurizio Costa, presidente Fieg (foto Olycom)

“Entro novembre bisogna definire le linee guida e approvare i decreti attuativi che daranno sostanza al testo votato dal Parlamento”, chiede Costa, giustificando questa urgenza con la situazione del settore, investito dalla crisi molto più duramente rispetto ad altri mercati. “Tra il 2008 e il 2015 la stampa quotidiana e periodica ha perso il 50% dei ricavi. Parte importante di questo crollo si deve alla pubblicità, -60%”, rileva il presidente Fieg, ricordando come gli introiti pubblicitari siano cresciuta solo per tv e internet.

“Nessun settore può reggere a un crollo così solo con il taglio dei costi fatto in questi anni. Servono interventi strutturali, che la legge prevede, ma che bisogna concretizzare nei decreti attuativi”, aggiunge spiegando alcuni elementi cardine attorno ai quali si struttura la legge. “Se il 50-60% delle aziende che investono in pubblicità aderirà agli incentivi” previsti per chi aumenta rispetto all’anno precedente gli investimenti pubblicitari solo sull’editoria e su radio e tv locali, “potremo incrementare i ricavi nel 2017 di oltre 100 milioni”, dice, accennando poi anche alla necessità di intervenire sulle edicole, modernizzandole e liberalizzando le vendite dei giornali. In merito alla ristrutturazione delle società editoriali, Costa chiede di ” favorire un ricambio generazionale”, sbloccando “i prepensionamenti da tempo in stand by secondo i criteri vigenti, e sui nuovi definire un diverso meccanismo, una sorta di Ape dell’editoria”.

Inevitabile anche un riferimento alle nuove frontiere digitali con le quali gli editori sono ormai chiamati a confrontarsi. Costa si è detto “orgoglioso” dell’accordo siglato con Google nel giugno scorso “Abbiamo aperto i tavoli per discutere di valore dei contenuti, royalties, condivisione dei dati degli utenti e trasferimento di know-how tecnologico. Stiamo facendo sviluppi che dovranno tradursi in risultati economici e confermo che a regime il beneficio per il settore potrà valere 40 milioni”. Attuale è poi il tema di un confronto anche con Facebook. Costa parla di “approfondimenti ulteriori” sugli aspetti legati alla privacy e alla pubblicità. “Siamo pronti a confrontarci con tutti gli operatori, a patto che condividano un percorso di rispetto delle regole e un modello di business sostenibile”, conclude.