“Uno dei principali temi per un direttore del Tg2 è la collocazione oraria del tg serale, che va in onda alle 20.30. L’edizione ha un buon pubblico, di livello culturale elevato, ma soffre di una concorrenza che si accanisce a quell’ora. Arriviamo per ultimi e la prima sfida è avere qualcosa da raccontare in maniera differente. Quello che stiamo provando a fare è costruire una sorta di sovvertimento delle gerarchia delle notizie”. Lo ha spiegato la direttrice del Tg2, Ida Colucci, in audizione in Commissione di Vigilanza.
“L’obiettivo è aprire con qualcosa che faccia parte del sommario della giornata, ma che possa suscitare interesse e scuotere gli spettatori. Non possiamo pensare tutti i giorni di aprire con la classica liturgia. Abbiamo sperimentato nel corso di questi mesi ben due o tre volte aperture a sorpresa. Ci è capitato quando la Rai ha concentrato molti dei suoi sforzi nel posizionare il Prix Italia a Lampedusa. In quel caso una parte dello studio è stata trasferita sull’isola con contributi e ospiti in diretta. Abbiamo avuto un’apertura su questo tema di ben 18 minuti e gli ascoltatori ci hanno seguito. Abbiamo ottenuto buoni risultati”. “Un buon risultato per noi è andare oltre il 7,5% di share, e in quel caso abbiamo raggiunto l’8%”, ha aggiunto. “Questo format ha funzionato anche in un’altra occasione: quando Fuocoammare ha ricevuto la proposta di candidatura all’Oscar come miglior film straniero. Anche in quel caso abbiamo visto che l’ascolto ci segue”.

Rispondendo alle domande dei parlamentari, Colucci ha parlato anche del taglio dell’edizione del Tg2 della notte. “Mi trovo a gestirne gli effetti più che aver contribuito alla decisione, perché il mio insediamento è avvenuto a palinsesti già decisi. Io ho cercato di restituire a quelle professionalità che si erano viste private da quella turnazione un’opportunità di rientrare nel lavoro notturno, attraverso una task force delle emergenze. L’informazione non può andare a dormire: se succede un fatto come ad esempio l’ultimo terremoto dobbiamo essere in grado di far partire la macchina e assicurare la copertura dell’evento”.
“Un direttore donna è un’opportunità, per cercare di imprimere al notiziario un taglio che tenga conto del fattore di genere”, ha detto ancora. “Un telegiornale ha 30 minuti, non ha una possibilità infinita di occuparsi di tutto con un taglio così specifico. Penso che avere l’occasione da donna di guidare un tg debba voler dire occuparsi delle tematiche che riguardano le donne, del loro lavoro, delle loro professioni, del loro welfare, della loro famiglia, delle iniziative culturali, di quello che purtroppo accade intorno a noi dandone conto in modo puntuale, individuandone le cause. Un contributo alla definizione del contesto. Deve far emergere tante situazioni che non funzionano e anche le cause che portano ad un’incomunicabilità tra generi che spesso porta a reazioni violente”. “Voglio inserire le tematiche femminili a pieno titolo nei sommari del telegiornale e voglio dare ampio spazio quelle tematiche – ha detto ancora -. Spesso questo tipo di informazione è relegata nei magazine, invece vorremmo ricondurla nel telegiornale con tutte le fatiche che ciò comporta, perché non è facile trovare spazio in un prodotto che ha tempi contingentati”.
“La Rai è un’azienda che si impegna quotidianamente nel raggiungimento dell’equilibrio. Abbiamo dei dati che ci confortano e ci aiutano a mantenere settimanalmente il giusto equilibrio tra sì e no. Al Tg2 abbiamo una sostanziale parità. I no sono in leggero vantaggio, ma sono differenze minime che possono farci parlare di una sostanziale parità”, ha detto ancora riferendosi alle tematiche del referendum. “Noi abbiamo un rapporto pressoché quotidiano e fruttuoso con la direzione per l’offerta informativa – ha sottolineato -. Abbiamo lavorato alla programmazione sul referendum. Ci sono vari soggetti che intervengono, tutti contribuiscono a fare in modo che la funzione del servizio pubblico sia assicurata. Sul referendum abbiamo avuto più di una riunione con la struttura di Verdelli, che tira le fila della dialettica. Lo stesso sta avvenendo sulle elezioni americane. Siamo divisi a staffetta per tutta la nottata elettorale. A compensazione della perdita del tg della notte, abbiamo guadagnato una prima serata con due ore di informazione che speriamo di sfruttare al meglio”.
“Abbiamo iniziato da lunedì un format che va in access time, si chiama “Il confronto” con due interviste parallele”. “Scherzando dico che le interviste sono ricalcate sull’intervista doppia delle Iene, ma l’argomento è serio – ha sottolineato -: non c’è un conduttore, i due contendenti (un esponente del sì e uno del no) devono rispondere a una domanda elaborata dalla redazione politica del tg che scorre in sovraimpressione e che viene ripetuta da una voce fuori campo che è quella di Luca Ward. I due ospiti hanno 40 secondi ciascuno e si confrontano sui cinque minuti. Non hanno la possibilità di interrompersi, né di distrarsi. Avremo 19 puntate fino al 18 novembre”.