Il mercato è pronto

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Chili Tv ha incassato la fiducia delle major Warner, Paramount e Viacom in vista del lancio di quella che il ceo Giorgio Tacchia definisce “un’offerta disruptive nei servizi di video on demand”, accompagnata dalla prima massiccia campagna di comunicazione del gruppo

Tre major hollywoodiane che investono in una società italiana non è cosa da poco. Eppure il colpaccio messo a segno questa estate da Chili Tv è passato quasi inosservato. A fargli ombra è stato probabilmente il suo stesso fondatore, Stefano Parisi, che da candidato sindaco di Milano aveva tutti i riflettori addosso. La carica di primo cittadino sotto la Madonnina è poi andata a Giuseppe Sala, ma Parisi è rimasto protagonista della scena politica a contendersi la leadership del centrodestra post berlusconiano.
Mentre Parisi gioca la partita politica romana, a Milano a prendere in mano l’azienda di servizi video on demand da lui fondata nel 2012 come spin off dell’Iptv di Fastweb (di cui è stato amministratore delegato) è il suo braccio destro Giorgio Tacchia. A lui spetta il compito di accompagnare Chili Tv in una delle transizioni più delicate e complesse della televisione, strattonata tra una domanda crescente ma frammentata e gli appetiti di big digitali e telco che nei servizi over the top vedono apparecchiarsi un ricco banchetto.

Giorgio Tacchia

Chili Tv è un operatore Ott che lavora nel mercato Tvod (transactional video on demand o più semplicemente transazionale), quello in cui l’utente acquista solo ciò che decide di vedere, ad esempio, il film in prima visione per una serata in famiglia. L’altra metà del mercato video on demand è lo Svod (subscription video on demand) che prevede l’acquisto di pacchetti di contenuti in abbonamento. “La principale differenza tra questi due sistemi quando parliamo di cinema è l’anzianità dei titoli che vengono proposti”, spiega il cofondatore e ceo di Chili Tv, Giorgio Tacchia. “Il primo passaggio di un film è ovviamente nelle sale cinematografiche; tre mesi dopo, o più precisamente 105 giorni dopo, è disponibile sul transazionale cioè su iTunes, Chili, YouTube e pochi altri. Trascorsi sei mesi arriva sulle pay e dopo un anno sulle piattaforme Svod, ossia sostanzialmente su TIMVision, Netflix e Infinity. Infine, passa sulla free”. In ognuno di questi step il titolo perde connotazione e valore, il suo appeal scolora rispetto al lancio della prima sul grande schermo, eppure, puntualizza Tacchia, “ogni volta che una pellicola arriva su una di queste piattaforme viene annunciata come prima visione”.

L’articolo è sul mensile Prima Comunicazione n. 476 – Ottobre 2016

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