“Rubare, anche le immagini, è peccato ma qui nessuno ha rubato”. Il consigliere Rai, Guelfi, sul caso Sky Tg24: ha ragione Verdelli, non è importante arrivare primi ma la relazione fra il racconto e le cose

Condividi

“Rubare, anche le immagini, è peccato ma qui nessuno ha rubato”. Il consigliere Rai, Guelfo Guelfi, racchiude in questa frase la sua posizione su quanto accaduto nei giorni scorsi quando Rainews ha utilizzato le immagini di Sky sul terremoto. “Il caso è meno drammatico di quanto possa sembrare – aggiunge – e lo ha già spiegato il direttore Di Bella, anche se sono incidenti che non piacciono e sarebbe meglio non accadessero, ma il punto è un altro: in quale scenario si pone l’incidente che è accaduto?”.

Guelfo Guelfi
Guelfo Guelfi

“In uno scenario apocalittico – sottolinea Guelfi – dove la Rai è impegnata con molte unità. Unità ancora pionieristiche e non perfettamente attrezzate. Mi risulta che alcuni dormono in macchina per riuscire ad essere costantemente sul posto a causa della distanza fra alberghi e crateri”.Insomma, “c’è davvero uno spirito di presidio forte e bisogna darne merito a chi sta lavorando con tanto impegno. Non siamo l’ultima televisione al mondo. Siamo la prima televisione del mondo, a volte goffa e pesante, ma viva e combattiva”.

“Voglio segnalare che Rainews fa il 2,7% – rimarca Guelfi – Ci ricordiamo quanto fossero prima gli indici d’ascolto? Raramente si arrivava all’1%. Ma quello che conta di più è che Rainewsfor nisce il sistema dell’informazione nel suo insieme e cioè Rai1, Rai2, Rai3”.

“Io vedo che, Rai a parte, siamo di fronte ad una apocalisse che coinvolge gran parte del territorio italiano con decine di migliaia di famiglie. In una situazione come questa – è la domanda che Guelfi formula ad alta voce – cosa vorremmo noi dall’emittente pubblica? Vogliamo presenza, presidio. Vogliamo che registri la fragilità di ogni prospettiva. Vogliamo che la Rai documenti stando vicina alle facce della gente, raccontandone le storie, dando spazio anche alle premesse necessarie a rialzarsi perché l’Italia non perda il senso di sé”.

“Io sono molto d’accordo con il direttore Verdelli quando dice che noi non stiamo facendo una gara dei 100 metri. Non si tratta di vedere chi arriva primo – scandisce Guelfi – ma di strutturare la nostra relazione fra il racconto e le cose. Bisogna cercare di spiegare lo spiegabile, ciò che è di fronte ai nostri occhi, di mostrare la drammaticità dello stato dell’arte. Ecco perché non è una gara dei 100metri, ma una maratona”. (AdnKronos)