Silvio Berlusconi: farò di tutto per tutelare le mie aziende. Massima allerta ad Arcore che teme l’affondo decisivo di Vivendi. Voci su un sequestro cautelativo delle azioni in mano ai francesi; apprezzato l’intervento del governo

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Faremo di tutto per tutelare le aziende da una scalata ostile. C’è massima allerta ad Arcore per la scalata di Vivendi. Silvio Berlusconi è pronto – secondo quanto scrive AdnKronos – a difendersi con il coltello tra i denti dall’attacco a freddo sferrato da Vincent Bollorè. C’è il rischio di un’Opa, anche se la legge Gasparri lo vieterebbe.

Si teme l’affondo decisivo, nonostante la tregua delle ultime ore. Per questo il Cav ha tirato in ballo Intesa Sanpaolo e Unicredit. Oggi è  circolata con insistenza anche la voce che i legali Fininvest stiano pensando di presentare alla Procura di Milano un dossier con la richiesta di sequestro cautelativo delle azioni rastrellate dal colosso francese. Un rumor che viene smentito da fonti vicine al
leader azzurro.

Silvio Berlusconi (Foto: Olycom)

Altro nodo cruciale, il ruolo del neo governo Gentiloni, che subito ha fatto sentire la sua voce a favore del gruppo berlusconiano in nome della difesa dell’italianità, mentre la Francia, per bocca di Francois Hollande, per ora ha scelto la strada della neutralità. Il presidente di Fi non si muoverà da Milano per studiare contromosse e strategia difensive con i vertici Mediaset, Fedele Confalonieri in testa, e gli avvocati guidati da Niccolò Ghedini.

Ci difenderemo, è l’input arrivato da Villa San Martino. Berlusconi, raccontano, avrebbe apprezzato l’intervento del governo italiano per l’atteggiamento serio e responsabile, visto che a rischio non c’è solo una risorsa per il Paese come Mediaset, ma l’intero mercato italiano, ma sa anche che più di tanto l’esecutivo Gentiloni non può fare oltre ai paletti posti dall’Agcom.

Tranne poche eccezioni (Gasparri e Toti), in queste ore fa notizia il silenzio dei big di Fi sulla scalata di Bollorè, che viene interpretato come spia del forte malumore degli azzurri verso il cosiddetto partito azienda che sin dal primo momento si è schierato per il Sì al referendum sponsorizzato da Matteo Renzi. Dalle parti di palazzo Grazioli assicurano che il profilo basso di Fi è dovuto a una scelta precisa: ”il caso Vivendi è un fatto aziendale, non di  partito”.

Per Berlusconi, dunque, prioritario è il destino di Mediaset: la prossima settimana tornerà a Roma e mercoledì riunirà i gruppi parlamentari forzisti e gli eurodeputati per fare il punto della situazione.