Nota del Cdr de L’Unità di oggi, 12 gennaio 2016 – L’Unità rischia la chiusura. Il destino del quotidiano fondato da Antonio Gramsci si giocherà nei prossimi quindici giorni in cui sarà decisa la ricapitalizzazione de l’Unità srl: è questa la decisione presa ieri mattina dall’Assemblea dei soci. Una decisione, se possibile, ancora più grave di quella preannunciata mercoledì al Comitato di redazione da parte di una delegata dell’Amministratore delegato, di voler procedere con licenziamenti collettivi senza ricorrere agli ammortizzatori sociali. Il Cdr e l’Assemblea permanente dei redattori e delle redattrici hanno quindi deciso un secondo giorno di sciopero contro quello che riteniamo un ulteriore passo verso la dismissione del quotidiano. Inaccettabili le motivazioni addotte dal socio di minoranza Eyu, cioè il Partito Democratico, e il socio di maggioranza, la Piesse, circa la possibile messa in liquidazione della società editoriale. Entrambe le parti in causa sostengono l’intenzione di voler continuare a garantire la sopravvivenza del giornale, ma nello stesso momento adducono tante e tali condizioni, l’uno contro l’altro, da rendere di fatto impossibile trovare un accordo in grado di garantire il futuro de l’Unità e la tutela dei posti di lavoro.

Il Cdr non intende assecondare, e dunque condanna con fermezza, il braccio di ferro che rischia di portare alla chiusura del giornale. Pertanto chiediamo ai soci dell’Unità srl di assumersi ognuno per la propria parte le responsabilità a cui sono chiamati, a garantire la ricapitalizzazione necessaria, a provvedere al pagamento dei contributi trattenuti in busta paga e non versati agli enti previdenziali, e al pagamento dei fornitori per assicurare la continuità aziendale ed editoriale. Al netto delle dichiarazioni pubbliche di impegno per il rilancio del giornale e per un piano industriale e di risanamento, ai quali il Cdr aveva assicurato la propria collaborazione, nel corso di questi 18 mesi nulla è stato fatto.
Per questo il Cdr chiede un incontro ufficiale con il segretario del Partito democratico, Matteo Renzi, che in questa vicenda non può restare ancora in silenzio. Spetta anche al Pd e al suo segretario intervenire affinché l’assetto societario dell’Unità e il suo futuro trovino una definizione chiara e senza più rimpalli di responsabilità. È arrivato il momento di fare una scelta: l’Unità deve continuare ad esistere o deve morire? Pretendiamo di saperlo. Chiediamo, inoltre, perché a distanza di 18 mesi, ancora non sia stato attivato il sito web, unita.it, di proprietà dell’Unità srl, come il sindacato rivendica dal momento della riapertura del quotidiano. Finora si è preferito mantenere l’ambiguità con il blog unita.tv, di proprietà di Eyu, che nulla ha a che vedere con il giornale cartaceo, né con la redazione dell’Unità, tantomeno con la direzione di Sergio Staino. Per risolvere questa situazione, da soli, i giornalisti de l’Unità hanno deciso di dare mandato ad un avvocato per promuovere una causa a fronte di quello che riteniamo un grave danno al prodotto. Sia chiaro a tutti che se il progetto è quello di mantenere viva la testata de l’Unità su pagine che nulla hanno a che vedere con la nostra storia e che utilizzano in maniera abusiva il marchio del giornale fondato da Antonio Gramsci saranno i tribunali ad esprimersi.
Il conto alla rovescia è iniziato, il tempo dello scaricabarile è finito. Ora servono risposte concrete.
Il Comitato di redazione de l’Unità