Ieri il ‘Fatto Quotidiano’ esce con un articolo in cui denuncia nel titolo “Se scrivi dell’inchiesta l’Eni ti leva la pubblicità”. La storia inizia con la pubblicazione di un articolo il 15 gennaio “Tangenti Eni Nigeria – Jet, Cadillac e contanti: ecco chi ha preso il miliardo”, in cui Stefano Feltri e Carlo Tecce raccontano il contenuto di due documenti, parte degli atti depositati dai pm Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro, che il 22 dicembre hanno chiuso l’inchiesta per corruzione internazionale con al centro una tangente pagata di 1,092 miliardi di dollari al governo nigeriano.
Una inchiesta e una storia in ballo da anni di cui in svariate occasioni si sono occupati anche altri giornali, come il ‘Corriere’ con Luigi Ferrarella, il ‘Sole’ con Gatti, e ‘Repubblica’ con altre firme. Testate e giornalisti che adesso però vengono accusati dal ‘Fatto’ di non aver mosso paglia di fronte alle ultime informazioni della procura, e di aver invece pubblicato la notizia diffusa dall’Eni del rafforzamento della cooperazione con il governo della Nigeria nel settore dell’energia.

La notizia della punizione inferta dall’Eni al ‘Fatto’ tramite taglio di budget pubblicitario, rimbalza in televisione grazie al cinquestelle Di Battista ospite da Floris a ‘DiMartedì’ che usa l’episodio per dimostrare l’arroganza dei grandi gruppi che tengono in mano l’economia italiana.
Oggi il ‘Fatto Quotidiano’ ritorna a parlare della storia nel servizio ‘inchieste & media’ con Gianni Barbacetto. Nel nuovo articolo si ricordano alcuni esempi della rottura o sospensione dei rapporti tra inserzionisti e giornali, premettendo anche la replica dell’azienda amministrata da Claudio De Scalzi: “La nostra pianificazione 2017 sui giornali non è ancora definita e ‘Il Fatto’ non è stato escluso”.
Al ‘Fatto’ tengono a sottolineare che l’obiettivo del servizio di ieri non “era certo quello battere cassa”, ma di segnalare come le aziende possono usare la leva della pubblicità per ottenere “buona stampa” – che non e’ una grande scoperta – oltre che evidenziare come dopo il 22 dicembre – con la chiusura dell’inchiesta Opl245– nessun altra testata ha ripreso il contenuto dei documenti inseriti negli articoli di Feltri e Trecce sullo scandalo petrolifero nigeriano.
Ma l’Eni ha davvero minacciato di togliere al ‘Fatto’ pubblicità per 20 mila euro? Stando alla dichiarazione dell’azienda no: “il sito del ‘Fatto’ è tra le nostre pianificazioni per l’on line. Dobbiamo ancora decidere gli investimenti sulla carta stampata” dice un portavoce. E sollecitati da Prima, all’editrice del ‘Fatto’ preferiscono non rilasciare dichiarazioni sulla vicenda.
Comunque oggi un’inserzione con il marchio del cane a sei zampe compare sulle testate nazionali, ma non sul quotidiano diretto da Travaglio che tra i problemi da affrontare ha quello di far parte della black list delle pianificazioni pubblicitarie. “Chi sputa nel piatto degli investitori è difficile che venga invitato al loro desco” fa notare cinicamente che gestisce gli investimenti in comunicazione.