Crescono gli utenti under 13 nel Web. L’indagine del Telefono Azzurro: il 73% è su Whatsapp. Genitori spesso inconsapevoli dei rischi

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L’uso di Internet, tra social e chat, cresce sempre più tra i giovanissimi. E non si sta parlando solo di adolescenti, ma proprio di bambini: la rete è un luogo di socializzazione e condivisione in costante crescita di utenti gli under 13, che ormai passano sempre più tempo connessi, tra i rischi che vanno dal cyberbullismo, all’adescamento, passando anche per il sexting e la pornografia. Di questo si è parlato a Roma, nel corso di un convegno organizzato da Telefono Azzurro in occasione della Giornata mondiale per la sicurezza in Rete, istituita dall’Ue e che si celebra domani in oltre 100 Paesi nel mondo.

L’indagine, realizzata dall’associazione in collaborazione con Doxa Kids su un campione di 609 ragazzi tra 12 e 18 anni e 613 genitori, ha sottolineato che il 73% degli under 13 usa abitualmente Whatsapp, il 44% Facebook, il 35% Instagram, il 13% Snapchat e il 10,8% Twitter. Uno su due – sintetizza Ansa – sembra consapevole dei rischi: il 48% teme di incontrare sul web persone che non sono chi dicono di essere, il 41% teme di essere contattato da estranei che chiedono numero di telefono e indirizzo, il 41% teme di ricevere richieste sessuali da adulti e il 36% di essere molestati nelle app di gioco. Fra bambini e adolescenti prevale però una sottovalutazione dei rischi a lungo termine: il 12% pensa che il sexting, con la condivisione online di testi, video o immagini sessualmente espliciti, non abbia conseguenze negative; il 17% ritiene che i coetanei facciano “molto” uso di pornografia; il 10% ammette di aver visitato con continuità siti pornografici, compresi i 12enni.

Cosa fanno i genitori di fronte a questo fenomeno? Molti sembrano non conoscere i comportamenti dei figli online e i relativi rischi: il 67% ad esempio non sa cosa sia il sexting, l’81% non conosce il sextortion, cioè l’estorsione volta a ottenere favori sessuali oppure denaro tramite il web minacciando la diffusione di immagini compromettenti.

Di fronte a questi dati, il presidente di Telefono Azzurro, il neuropsichiatra infantile Ernesto Caffo, ha lanciato la proposta di rendere riconoscibile l’età di chi naviga in Rete. “E’ vero che Internet deve essere libera, ma i bambini hanno diritto a essere tutelati” è il ragionamento. Idea ‘bocciata’ dal Garante per la protezione dei dati personali, Antonello Soro: “è di difficile attuazione e sarebbe facile eludere i criteri di accesso”. E inoltre, “rendere il web un’area di accesso limitato implicherebbe una schedatura di massa, una raccolta dati oltretutto fatta da ditte private”. Per Soro serve “il controllo parentale”: “investire sull’educazione digitale e promuovere un’alleanza educativa scuola-famiglia”. Ai gestori della rete il compito di “rimuovere velocemente, dopo la segnalazione, i contenuti lesivi”.

Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, lancia un’altra idea: “lavorare per rendere consapevoli i bambini su come usare la Rete, sin dall’asilo nido”. Dare dunque ai baby-navigatori gli strumenti per difendersi dai pericoli, e per fare ciò serve una “forte alleanza tra scuola e famiglia”. Al tempo stesso, “rendere più stringenti le regole” sulla rimozione dei contenuti offensivi, che deve essere più veloce. Per il ministro della Famiglia Enrico Costa, infine, “è necessario coordinare le iniziative, serve un soggetto unico che fornisca risposte a livello governativo” e il suo Ministero può essere, dice, quello adatto.