L’Agcom ha iniziato ieri a discutere del dossier Vivendi-Mediaset e ha fissato per il 18 aprile una riunione ad hoc che potrebbe rivelarsi risolutiva. Lo scrive il ‘Sole 24 Ore’ spiegando che il punto, in sostanza, è capire se è ammissibile che Vivendi, che già è primo azionista di Telecom Italia, possa mantenere una quota superiore al 10% nel capitale di Mediaset, oltrepassando i limiti previsti dal Tusmar, che ha recepito la legge Gasparri.
Se l’Agcom desse ragione a Mediaset, scrive il quotidiano, i francesi si troverebbero in pesante impasse, dopo aver cercato di proseguire il loro progetto di Netflix europea forzando un accordo a loro favore con la scalata di dicembre che li ha portati al 29,9% dei diritti di voto nel gruppo televisivo, spendendo più di 1 miliardo. Una possibile delibera Agcom che mettesse in dubbio la legittimità di superare il 10% potrebbe, probabilmente, farla valere Mediaset alla prossima assemblea di bilancio, in programma per fine giugno. All’assemblea, inoltre, si potrebbe anche proporre il voto maggiorato; cosa che, tra due anni, consegnerebbe il controllo assoluto a Fininvest.

Nel frattempo, a partire da oggi, la holding della famiglia Berlusconi può tornare a rafforzare la sua quota (38,3% del capitale, 39,8% dei diritti di voto) con la facoltà di rilevare un altro 1,23% da qui al 27 aprile, mentre dovrebbe aspettare dicembre per completare l’incremento ammesso del 5% all’anno, per non sforare la soglia dell’Opa.
In questo scenario, sono aperti più fronti, dalla procura alla Consob e Vivendi si è trovata contro pressochè tutte le forze politiche, anche se, continua ‘Il Sole’, Vincent Bollorè ha sempre tenuto aperto un canale con palazzo Chigi. In quest’ottica andrebbe anche la mossa di aver inserito Franco Bernabè nell’elenco dei candidati indipendenti per il rinnovo del consiglio del’incumbent tricolore. A detta di ambienti romani ben informati, infatti, Bernabè vanterebbe rapporti eccellenti anche con l’attuale premier, Paolo Gentiloni.