Il dg della Rai, Antonio Campo Dall’Orto, è sotto attacco? “I segnali sono molti. Per esempio, la pronuncia dell’Istat nell’ottobre scorso che colloca la Rai nell’ambito della pubblica amministrazione”. A dirlo Carlo Freccero, membro del cda Rai, intervistato oggi dal Corriere della Sera. All’accusa di una Rai anti-renziana, Freccero ha replicato: “Ma per favore, mi sembra una domanda fuori luogo. Io penso che il direttore generale abbia ceduto, con la politica, sulle nomine per i tg”. “Io capisco che il Tg1 sia, per esempio, una sorta di Messa cantata. Ma è bene che ci siano anche spazi aperti al confronto: ed è ciò che ha fatto Campo Dall’Orto”, ha aggiunto Freccero, citando come esempi programmi quali Report, #carta bianca, gli speciali di Michele Santoro, ma anche il progetto per le news online con alla guida Gabanelli, e dicendosi convinto sia” arrivato il tempo di un talk show di destra”, che lui affiderebbe a Giancarlo Loquenzi.

Il tema del tetto ai compensi sarà affrontato nell’audizione del cda in Commissione di Vigilanza in programma domani, insieme ai chiarimenti voluti dall’Anticorruzione sulle nomine di alcuni dirigenti Rai e al piano per l’informazione. “Da amministratore dell’azienda e non da massmediologo o da teorico della tv, dirò una cosa veramente importante alla Vigilanza, cioè al Parlamento”, ha spiegato Freccero riferendosi nello specifico alla questione degli stipendi degli artisti.
“Limitare i compensi delle star a un tetto prefissato, indipendentemente dalle leggi di mercato intoccabili in ogni altro ambito, significa legiferare sulla Rai senza una legge specifica. E quindi far passare l’azienda da un sistema pubblico-privato, finanziato da canone e pubblicità, a un sistema solo pubblico sorretto unicamente dal canone”. “Cioè”, ha ribadito Freccero, “puntare a una Rai destinata a uscire dal mercato, non più interessata a produrre audience”. “Il tetto solo apparentemente genera risparmio: in realtà distrugge economicamente la Rai perché taglia via le risorse pubblicitarie”.