Che la forza sia con noi

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Carlo De Benedetti lascia al figlio Marco la presidenza di Gedi, la nuova media company leader nell’informazione quotidiana nata dall’alleanza tra Repubblica, Stampa e Secolo XIX. Alla guida con Marco De Benedetti la super manager Monica Mondardini, affiancata da Rodolfo De Benedetti e da John Elkann per affrontare scelte strategiche e organizzative come le sinergie tra Stampa, Secolo XIX e i quotidiani della Finegil, e un robusto progetto editoriale per Repubblica

Uscita di scena magistrale quella che Carlo De Benedetti ha organizzato per le proprie dimissioni dalla presidenza e dal Cda di Gedi Gruppo Editoriale, la nuova ragione sociale del Gruppo L’Espresso. Di fronte alle voci che avevano preso a turbinare e alle ipotesi più strambe sul nome del suo successore (tra cui quella di Ezio Mauro, che ha fatto subito sapere che non se ne parlava nemmeno), l’Ingegnere ha optato per una veloce convocazione del consiglio di amministrazione e il 23 giugno ha annunciato game over. Carlo De Benedetti rimarrà presidente onorario del gruppo e continuerà a far sentire la propria voce, convinto com’è che “una società democratica non possa fare a meno dell’informazione professionale”. Concetto su cui aveva incardinato il suo intervento di chiusura del meeting sul futuro dei giornali, ‘The future of newspapers’, organizzato due giorni prima dalla Stampa a Torino e dove erano presenti i grandi player dell’editoria mondiale. A vedere De Benedetti sul palco, a sentire il tono appassionato del suo intervento tenuto in inglese e in cui sottolineava “i rischi e le potenzialità dei rapporti” con Google, Facebook, Apple e gli altri over the top, fino a proporre gli Stati Generali dell’editoria, nessuno si aspettava che da lì a 48 ore avrebbe passato lo scettro nelle mani del figlio Marco.

L’uomo è fatto così: un caratteraccio, molti difetti ma non quello di temporeggiare. Ai consiglieri di amministrazione ha spiegato che “a conclusione dell’operazione di integrazione tra Espresso e Itedi, che ho fortemente voluto e che dà vita al primo gruppo di informazione quotidiana in Italia, ho deciso di favorire ancora una volta il ricambio generazionale così come ho già fatto alcuni anni fa in Cir”. Parole in cui era possibile rintracciare un moto dell’animo che non ha mai mostrato volentieri: la commozione. Succede. Soprattutto quando si decide, o si capisce, di essere arrivati a un punto decisivo della propria esistenza. De Benedetti ha tra l’altro ricordato di essersi “per più di quarant’anni totalmente identificato con il Gruppo e in particolare con Repubblica, con Eugenio e con Ezio, con i quali non ho mai avuto un solo screzio, condividendo pienamente le tante battaglie e anche i periodi di isolamento”.

Verità zuccherate, d’accordo, ma con una sostanza di verità. Screzi con Scalfari e Mauro ce ne sono stati e nemmeno pochi, a volte persino durissimi, ma alla fine hanno trovato una loro quadra.

L’articolo è sul mensile Prima Comunicazione n. 484 – Giugno/Luglio 2017

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