Nel 2015 il valore del settore RadioTv ha raggiunto i 9,7 miliardi di euro, tornando a crescere dello 0,8% rispetto al 2014. Questi alcuni dei numeri relativi alla situazione degli operatori radio tv italiani emersi da un’analisi di Confindustria Radio Tv realizzata e diffusa dall’associazione in concomitanza con l’assemblea che si è svolta il 6 luglio a Roma. Stando ai numeri, la crescita più marcata è stata quella del settore radio, che ha registrato un +4,7% sul 2014, contro lo 0,5% registrato dal comparto tv. Lontani comunque i livelli pre-digitalizzazione: nel confronto 2011-2015 si registra infatti un saldo negativo dell’11%. In calo dello 0,9 gli occupati del settore.
Per il 2016, positivi i primi dati ricavabili che indicano un ulteriore aumento, dell’ordine del 4%, trainato soprattutto dalle tv, sulla cresta dell’onda grazie ai grandi eventi sportivi.

Sul fronte dei ricavi, nel quinquennio si è registrato un calo del 35%. Sul totale del 2015 i ricavi dell’emittenza locale rappresentano una fetta del 5%. A differenza di quanto accade per le realtà nazionali, il comparto locale non mostra inversioni di tendenza nell’anno, a eccezione del settore radio, che nel 2015 ha registrato un +1,7% sul 2014. In sofferenza le tv locali (-11,5%), anche a causa della diminuzione degli operatori presenti.

Guardando all’origine delle risorse, tra il 2011 e il 2015 il peso di canone e ricavi da abbonamenti pay-tv sono rimasti stabili; in leggere ripresa la pubblicità, trainata dalla radio (+7,5%). In aumento la voce ‘altri ricavi’, dove rientrano, oltre ai ricavi dalle attività commerciali, nuove risorse attratte dal settore, tra cui sponsorizzazioni, branded entertainment – soprattutto ad opera dei nuovi editori multichannel – e la vendita dei diritti (+6,9%).

Allargando l’occhio alla situazione generale degli investimenti pubblicitari, il focus ha evidenziato come dal 2008 il mercato adv abbia perso circa 1/6 del suo valore. Stampa e tv sono stati i mezzi più colpiti con un calo di 3 miliardi di euro, solo in parte compensati dalla crescita di internet.
La pubblicità sul web (che – si specifica nella ricerca – CRTV valuta anche considerando le componenti video, search e social) ha superato la soglia dei 2 miliardi nel 2015, diventando nell’anno il secondo mezzo per investimenti dopo la tv. Le stime per il 2016 parlano di una crescita dell’8% sul 2014, con una raccolta da 2,3 miliardi di euro.
In ogni caso, il totale dei mezzi, benchè in ripresa sul 2014, non ha ancora recuperato i livelli pre-crisi.

Guardando poi ai 5 principali mercati europei (Uk, Germania, Francia, Spagna e Italia), la ripresa pubblicitaria risulta più netta nel mercato inglese e tedesco, dove gli investimenti sono tornati ai livelli pre crisi. A guidare la ripartenza l’adv online (+14% annuo), con internet che dal 2014 risulta essere il mezzo che attira più investimenti in tutti i 5 paesi. Per il 2015 spiccano i ricavi del search advertising, pari al 48% del totale investito sul web.
L’Italia risulta essere il 4 mercato per investimenti su online adv e display adv (dietro Uk, Germania e Francia) , terzo per investimenti su mobile display (dopo Uk e Francia) e secondo per il video adv (dopo Uk).

Nello studio anche una panoramica sugli investimenti. Tra il 2004 e il 2014 sono stati spesi in opere italiane ed europee ‘scripted’ 10 miliardi di euro. Gli investimenti sono calati dal picco pre crisi (2008-09), seguendo la contrazione delle risorse pubblicitarie. Tuttavia il 2015 ha segnato un’inversione di tendenza, con una crescita del 2% sul 2014 e si stima che raggiungeranno i 750 milioni di euro complessivi.
