L’attenzione alle vicende della Rai e’ diventata cosi spasmodica che anche le nomine dei responsabili delle sedi di corrispondenza sono diventate un caso di stato. Il cdr del Tg3 tirato in ballo come play maker nella vicenda ci manda questa lettera che pubblichiamo volentieri.
Leggiamo su alcuni quotidiani ricostruzioni di “grandi manovre tra i direttori per sistemare la rosa dei corrispondenti nello scacchiere delle sedi internazionali della Rai”, costruite su indiscrezioni e ipotesi , anche riguardo il tg3, in cui si sostiene, in sintesi, che una o alcune delle nomine dei corrispondenti della Rai sarebbero state decise o condizionate proprio da giornalisti o gruppi di giornalisti di questa testata. In particolare ai danni di un collega dello stesso Tg. Si parla di condotte che se vere e denunciate sarebbero inaccettabili. E il Comitato di Redazione – per il ruolo che gli è assegnato dal contratto, per il danno che deriverebbe a dei colleghi-sarebbe tenuto a combatterle.
Si tratta di scenari messi in discussione dalla premessa stessa dell’articolo, secondo cui, alla fine, la “squadra” dei corrispondenti della Rai verrà decisa dal direttore Generale dell’Azienda dopo aver consultato i direttori di Telegiornali e Giornale Radio. Un racconto che dunque il Comitato di Redazione del Tg3 non può accettare anche perché nei confronti della nostra testata usa luoghi comuni logori e comunque superati dai tempi: si inventa letteralmente l’esistenza di una “vecchia guardia del Tg3” che sarebbe stata “ribattezzata soviet proprio dai giornalisti del telegiornale della terza rete” e che oltretutto giudicherebbe idoneità e valore dei giornalisti della testata sulla base non di criteri di professionalità ma dell’orientamento politico. Peccato che all’autore dell’articolo, pure così “ben informato”,sfugga che le valutazioni sul lavoro dei colleghi sono notoriamente affidate dal contratto di categoria al direttore.
Il Comitato di redazione del Tg3