Il dg Rai risponda dell’anomalia sull’accordo di 4 anni con Fazio, chiede Anzaldi: perché la produzione di ‘Che tempo che fa’ è stata assegnata a una società non ancora costituita e senza gara? E su Rai Way: va difesa da possibili scalate

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“Risponde al vero che la durata quadriennale del contratto a Fabio Fazio sia stata motivata dal fatto che in questa maniera a decidere sarebbe dovuto essere il Cda e non il direttore generale, con tutto ciò che ne consegue in termini di responsabilità?”. A chiederlo è il segretario della commissione di Vigilanza Rai, Michele Anzaldi, che su Facebook scrive: “arrivando a quattro anni, infatti, l’importo dell’appalto alla nuova società di Fazio e Magnolia, non ancora costituita al momento del passaggio in Cda, avrebbe superato l’importo di 10 milioni di euro e quindi sarebbe stato superiore all’autonomia di spesa del direttore generale”.

Michele Anzaldi (foto Primaonline)
Michele Anzaldi (foto Primaonline)

“A sollevare questo sospetto in commissione di Vigilanza – precisa Anzaldi – lo scorso 27 giugno è stato il capogruppo di Ap Maurizio Lupi, vedremo se il dg Mario Orfeo risponderà. Se questo sospetto fosse confermato, sommato all’indagine aperta dalla Corte dei Conti e alla lettera inviata al Cda Rai dall’Anac di Cantone con la richiesta di chiarimenti, aumenterebbero i dubbi su un’operazione opaca che ha creato un danno al servizio pubblico”.

“Finora – prosegue il deputato Pd – la durata del nuovo contratto da oltre 70 milioni resta uno dei lati oscuri della vicenda. Dal ritorno in Rai di Fazio nel 2003, dopo la parentesi a La7 conclusa con buonuscita milionaria, i contratti hanno sempre avuto durata triennale, come accade normalmente con artisti e conduttori. E’ la prima volta che la Rai stipula un accordo di durata superiore. Nessuna spiegazione è stata data”.

Secondo Anzaldi, “se fosse confermato che l’unica giustificazione sarebbe uno scarico di responsabilità dal direttore generale, artefice diretto della trattativa e del nuovo accordo con Fazio, ai consiglieri di amministrazione, saremmo di fronte ad un caso inquietante, che si somma ad altri lati oscuri di quella riunione del Cda del 23 giugno. Alcuni consiglieri, infatti, hanno confessato di essersi sentiti addirittura costretti a firmare, sotto presunte minacce di danni erariali”.

“L’accelerazione della firma fu motivata dalla presunta trattativa parallela di Fazio con un’altra tv – scrive ancora Anzaldi sulla sua pagina facebook – trattativa finora smentita da tutti i principali concorrenti Rai”. “Altro fatto sospetto è la decisione  di un consigliere esperto di Rai, come l’ex dirigente di Viale Mazzini Carlo Freccero, di abbandonare la seduta proprio al momento del via libera al contratto di Fazio”.

“Insomma – conclude -, chi ha capito che c’era qualcosa che non andava ha cercato di tirarsi fuori. D’altronde non si riesce ancora a capire perché il Cda abbia dato via libera all’assegnazione di un appalto garantito, come la produzione di ‘Che tempo che fa’, ad una società non ancora costituita, quindi non iscritta all’albo fornitori, e senza alcuna gara. Secondo indiscrezioni non smentite, la deadline per chiudere l’accordo con la nuova società sarebbe il 20 settembre: ma visto che ‘Che tempo che fa’ inizierà tra fine settembre e inizio ottobre, significa che chi lavora al programma lo sta facendo senza alcuna formalizzazione? Come ha confermato Fazio sul suo account twitter, il lavoro per la nuova edizione è già iniziato: lavorano per una stretta di mano?”.

Nella foto: Mario Orfeo e Monica Maggioni

Rai Way
“La sentenza del gip di Milano sul tentativo di scalata a Rai Way dimostra che l’azienda è salva grazie anche alla mobilitazione di chi, come il Pd, si mosse a tutela di un bene pubblico, i ponti di trasmissione Rai sparsi in tutta Italia. Oraè necessario mettere definitivamente in sicurezza l’azienda, con una modifica normativa che renda ancora più forte il vincolo sul controllo pubblico”. Ha detto Anzaldi  in riferimento alla decisione assunta oggi dal Tribunale di Milano con cui viene assolta Ei Towers per l’Opas su Rai Way lanciata nel febbraio del 2015.

Un’offerta pubblica di acquisto e scambio per le torri della tv pubblica finita sotto inchiesta ma oggi archiviata dal Gip milanese che, dopo due anni di indagini, in sostanza ha messo in luce come l’opas venne lanciata da Ei Towers con l’intento reale di acquistare le torri Rai e non, invece, di manipolare il mercato.

“Ho chiesto in un’interrogazione al Governo di valutare se non sia opportuno inserire il controllo pubblico di Rai Way in una norma  primaria, che vada a superare e rafforzare l’attuale normativa contenuta solo in un Dpcm – dice Anzaldi – Il gip di Milano, infatti, ha riconosciuto che l’azienda sarebbe scalabile: servono quindi maggiori argini per evitare che ci possano essere nuovi tentativi ostili che potrebbero consegnare un patrimonio di tutti gli italiani ai privati”.