Il 2017 si conferma un anno “fortemente critico” per l’Inpgi. Secondo il notiziario a cura dell’istituto di previdenza dei giornalisti, infatti, “il disavanzo previdenziale aumenta e la gestione del patrimonio non compensa lo squilibrio”. L’esercizio 2017, si legge, chiuderà con una perdita prevista pari a circa 104 milioni di euro. A conferma di una crisi strutturale dell’editoria che da un decennio non accenna a diminuire.
Nei primi sei mesi del 2017 l’Inpgi ha registrato una perdita di 800 posti di lavoro dopo gli oltre 2.700 persi dal 2012. La perdita di occupazione negli ultimi cinque anni raggiunge così il 15% e i rapporti di lavoro attivi scendono a circa 15mila (erano quasi 18mila nel 2012). Un dato che si riflette sulle entrate per contributi IVS correnti (-3,81% rispetto al 2016) e sul forte incremento della spesa per pensioni IVS (+5,35% rispetto al 2016).

In un contesto in cui i processi di ristrutturazione aziendale determinano espulsione di giornalisti dalle redazioni, fa notare l’Inpgi, “la pensione è diventata il nuovo grande ammortizzatore sociale”. E come se non bastasse “la riforma dell’editoria ha concluso il suo iter parlamentare consegnandoci altri 161 prepensionamenti che arriveranno a compimento nei prossimi mesi”. Una riforma che, secondo l’Inpgi, “si è rivelata un’occasione persa: poteva essere il contenitore per condividere tutti insieme un percorso di rilancio di un settore industriale e culturale strategico per il Paese e non è stato così”.
Dal canto suo l’Inpgi, ha varato un’autoriforma durissima che “inciderà sui trattamenti delle future generazioni e contemporaneamente non rinuncia a chiedere a chi è già andato in pensione con regole più favorevoli un contributo straordinario di solidarietà. Una misura che siamo pronti a difendere anche nelle aule dei tribunali. La riforma è stata integralmente approvata dai Ministeri vigilanti e nei prossimi anni sicuramente porterà benefici ai conti dell’istituto”.