“Se non saranno esplicitati, nel contratto di servizio, obblighi e oneri per la produzione e la distribuzione di trasmissioni radiofoniche e televisive, nonché contenuti audiovisivi, anche in lingua sarda, ci sarà un inaccettabile disallineamento con i vincoli della concessione del servizio pubblico. E io non potrò dare certo il mio assenso nel Cda Rai, da sardo e anche perché ci starebbe una violazione degli obblighi stabiliti con Decreto”. E’ quanto annuncia il consigliere di amministrazione della Rai, Franco Siddi, ricordando di essersi già astenuto in Cda Rai per richiedere una correzione in itinere, sulla proposta contenuta nel testo arrivato ora alla Commissione parlamentare di Vigilanza.

Siddi osserva che il richiamo al sardo manca nonostante obblighi molto chiari affianchino produzioni e distribuzione di contenuti in sardo ad altre cinque lingue importanti in tre regioni del Paese (sloveno e friulano in Friuli Venezia Giulia, ladino e tedesco in Trentino Alto Adige, francese in Valle d’Aosta), per le quali già esistevano specifiche convenzioni e oneri a carico dello Stato.
“Il tempo e le occasioni per riallineare contratto di servizio e convenzione decennale,che ha recentemente assegnato il servizio pubblico radiotelevisivo e multimediale alla Rai ci sono”, aggiunge, “la commissione di Vigilanza deve dare il suo parere, la Sardegna e il Parlamento (è notizia di ieri un’interpellanza del senatore Uras) possono far sentire le giuste ragioni della lingua e della cultura sarda e i negoziatori di Rai e Governo hanno la possibilità di licenziare un testo del contratto di servizio migliorato e puntuale su alcuni altri punti decisivi per il progetto industriale e editoriale del servizio pubblico”.