Via libera definitivo dal Consiglio dei ministri alla riforma delle intercettazioni, che entrerà in vigore dopo sei mesi dalla sua pubblicazione, prevista per gennaio. Solo una norma, quella che sancisce il diritto dei giornalisti ad avere copia dell’ordinanza di custodia cautelare, una volta resa nota alle parti, sarà invece efficace tra un anno.
“Abbiamo un Paese che utilizza le intercettazioni per contrastare la criminalità e non per alimentare i pettegolezzi o distruggere la reputazione di qualcuno”, ha spiegato, il ministro della Giustizia Andrea Orlando, sottolineando come il provvedimento, “senza restringere, ma anzi autorizzando ad intercettare in un modo più agevole, impone una serie di vincoli e divieti che impediscono di usarle come strumento di diffusione di notizie improprie, che ledono la personalità di soggetti che a volte non sono neppure coinvolti”.

“Abbiamo un quadro più chiaro delle procedure mediante le quali vanno tolte dai fascicoli le conversazioni che non hanno rilevanza penale, c’è un procedimento di contraddittorio per definire cosa deve andare e cosa non deve andare nei fascicoli e ci sono una serie di responsabilità in riferimento ai capi degli uffici in ordine alla custodia e alla distruzione di ciò che non è rilevante”, ha spiegato il ministro, sottolineando come la riforma agevoli le intercettazioni “per i reati contro la pubblica amministrazione”.
La possibilità da parte dei giornalisti di pubblicare le ordinanze di custodia cautelare “è stata inserita nel decreto anche se è differita di qualche mese rispetto all’entrata in vigore” del provvedimento “per un semplice motivo: al governo in carica competerà verificare se ci sarà effettivamente un’evoluzione delle ordinanze”, ha aggiunto ancora Orlando. “Noi pensiamo a delle ordinanze che non siano più il copia-incolla di oggi, come spesso avviene. Se questo avverrà e la prassi del copia incolla viene superata mi sembra ragionevole che si possa arrivare alla loro pubblicazione”, ha detto in conclusione, ribadendo: “se questo non avverrà il governo a quella data valuterà come precedere”.
Ecco cosa cambia:
VIA DAI BROGLIACCI GLI ASCOLTI IRRILEVANTI – La prima selezione la farà la polizia giudiziaria che dovrà trascrivere solo le intercettazioni rilevanti ai fini delle indagini. Le altre (di cui sarà indicata la durata e l’utenza intercettata) finiranno in un archivio sotto la responsabilità del pm. E’ la norma più criticata dall’Anm perche’ darebbe troppo potere e responsabilità alla polizia giudiziaria e non consentirebbe un effettivo controllo del pm sul suo operato. Con il rischio che eventuali errori non potrebbero essere nemmeno scoperti.
NELLE ORDINANZE SOLO L’ESSENZIALE – Mai più fiumi di intercettazioni nelle richieste dei pm e nelle ordinanze dei giudici, e niente colloqui non rilevanti e che coinvolgono terzi estranei alle indagini. Dovranno essere riportati solo ” i brani essenziali” delle captazioni, quando servono per motivare la misura. Non è passata la richiesta più drastica di alcune procure, accolta in una prima bozza, di eliminare i virgolettati e di sostituirli con le sintesi delle conversazioni
COLLOQUI INDAGATO-AVVOCATO, VIETATO VERBALIZZARE – Fermo restando che resta vietato intercettare i colloqui tra indagato e difensore, quando la captazione avviene per sbaglio, quella conversazione non dovrà mai essere verbalizzata. La norma non soddisfa i penalisti, che nel complesso accusano la riforma di ledere fortemente il diritto di difesa, non consentendo agli avvocati di avere copia di tutte le intercettazioni e dando termini limitati (10 giorni prorogabili sino a 30) per la loro consultazione.
GIORNALISTI POTRANNO OTTENERE COPIA ORDINANZA CUSTODIA – Per la prima volta viene sancito questo diritto una volta che l’atto sia stato reso noto alle parti. Ma questa norma entrerà in vigore solo tra un anno, a differenza del resto della riforma, che sarà efficace a sei mesi dalla pubblicazione.
CARCERE PER VIDEO-AUDIO FRAUDOLENTI – Fatto salvo il diritto di cronaca, è previsto il carcere fino a 4 anni per chi diffonde riprese audiovisive e registrazioni di comunicazioni effettuate in maniera fraudolenta per danneggiare “la reputazione o l’immagine altrui”.
NUOVE REGOLE PER I TROJAN – L’ uso dei captatori informatici, in pc o smartphone, sarà sempre consentito per terrorismo e mafia. Limiti invece per gli altri reati, ritenuti più stringenti degli attuali dall’Anm, che aveva chiesto di modificare la norma.