Natalia Lombardo – Disgustato dalla “grossa decadenza della politica attuale, che ha perso la maiuscola, la p è minuscola, ma non per colpe del passato”, Andrea Camilleri ha cercato “gli errori del passato” per capire il presente, nella Sicilia ottocentesca del dopo unità d’Italiaora presentata nel film ‘La mossa del cavallo’ tratto dal suo romanzo storico (edito da Sellerio), in onda lunedì 26 su RaiUno in prima serata.
Il filo conduttore sono le parole nel loro suono e nel loro senso a volte doppio o ambiguo nelle giravolte dei dialetti, per lui “una radice culturale comune”. Dal “vigatese al genovese” i linguaggi che esprimono mondi diversi e anche nella fiction, come nella seguitissima serie di Montalbano (“Il troppo consenso mi preoccupa un po’” ha detto lo scrittore sempre ironico), l’immagine affascinante di una Sicilia arsa e bella, barocca e arcaica, accogliente e misteriosa, rappresentata in un “western siciliano”, secondo il regista Gianluca Maria Tavarelli.

Michele Riondino (già giovane Montalbano diretto sempre da Tavarelli) è il protagonista che si deve piegare al dialetto siciliano da quello genovese, figlio di emigranti che ritorna nella sua terra come ispettore capo ai mulini e deve confrontarsi con le omertà, i pericoli, la corruzione, ma scopre anche la bellezza e le lotte dei contadini in rivolta contro la tassa sul macinato.
Ma l’evento è avvenuto già alla conferenza stampa a viale Mazzini. Il grande scrittore siciliano è stato accolto da un lungo applauso, lui che non vuole essere chiamato “maestro”, (“Sciascia lo accettava solo perché era stato maestro”) alla presentazione con Carlo Degli Esposti di Palomar, i direttori di RaiUno, Angelo Teodoli e di RaiFiction, Tini Andreatta, con tutto il cast del film prodotto da Palomar in collaborazione con RaiFiction.
Il film parla della Sicilia del 1877 e degli “errori compiuti dopo l’unità d’Italia”, racconta Camilleri, “come l’errore gigantesco di aver imposto la leva obbligatoria, quando con i Borboni era volontaria, così da sottrarre braccia alle famiglie di contadini; però questi soldati siciliani, piemontesi o fiorentini dovevano comunicare fra loro, e così la prima unità del Paese è avvenuta attraverso la lingua italiana”.
Del passato ne vede gli errori, il 93enne lo scrittore ormai non vedente ma che non ha perso la brillantezza, e della situazione attuale soffre l’oscurità culturale. La campagna elettorale? “Per me non è né città, né campagna. Mi sembra di essere rimbecillito per l’età invece scopro che quello che sento è vero”, sbotta. “Non si può chiamare così questa cosa disgustosa fatta di false promesse, insulti reciproci, semmai è un litigio fra comari…”. Per non parlare del “divario fra Nord e Sud, ormai spaventoso. Avete provato a prendere un treno da Palermo a Catania?”.

Con i suoi gialli e i suoi romanzi storici Camilleri è diventato però “l’ambasciatore della Sicilia” nel mondo, con i suoi paesaggi e il patrimonio artistico. Montalbano (ultimi ascolti 10milioni e 816mila telespettatori, 42,8 di share) viene trasmesso in 63 paesi (“una compagnia inglese una volta alla settimana organizza voli Londra-Comiso”, per vedere il luoghi del commissario, racconta). “Solo la Cina si rifiuta, perché pensano sia un funzionario disubbidiente”, è la sua idea.
Camilleri non scrive di mafia, “quando mi hanno portato i pizzini di Provenzano ho
scritto un romanzo e ho dato i proventi alla Fondazione Andrea Camilleri per delle borse di studio ai figli dei poliziotti vittime di mafia. Non volevo accettare una lira dai delitti di mafia”.
La sceneggiatura è di Francesco Bruni, lo stesso Camilleri e Leonardo Marini; Valentina Alferj (la sua interprete del “vigatese” alla quale detta) ai dialoghi.
Nel cast Ester Pantano, Cocò Gulotta, Antonio Pandolfo, Giovanni Carta, Giancarlo Ratti, Maurizio Puglisi, Filippo Luna, Maurizio Bologna, Domenico Centamore, Giuseppe Schillaci, Daniele Pilli, Angelo Libri, Roberto Salemi, Vincenzo Ferrera.