Si è chiuso, a Roma, nella giornata di lunedì 19 febbraio, il tavolo di trattativa tra i vertici aziendali di Askanews, i rappresentanti sindacali del Comitato di Redazione e le Organizzazioni Sindacali, per definire le misure più idonee a far fronte allo stato di difficoltà attraversato dall’azienda.

A valle dell’incontro, l’azienda e i sindacati non hanno raggiunto un accordo e l’azienda ha formalizzato la richiesta della cassa integrazione straordinaria per il periodo che va dal 1° marzo al 31 dicembre 2018, una misura industriale dolorosa, ma che si rende necessaria per allineare il costo del lavoro al fatturato non derivante dal contratto con la Presidenza del Consiglio dei Ministri.
La decisione è figlia di una situazione di profonda instabilità e incertezza che si protrae da mesi, già illustrata alle Parti Sociali in più occasioni dal Presidente di Askanews, Giuseppe Cornetto Bourlot, e dall’Amministratore Delegato del Gruppo editoriale, Daniele Pelli.
Askanews e la propria redazione stanno affrontando, già dal 1° ottobre scorso, una situazione di grande difficoltà a causa della lunga e complessa vicenda sui bandi di gara pubblici legati ai servizi di agenzia di stampa e alla conseguente mancata aggiudicazione dei lotti posti a bando. Già nel corso del 2017, il Gruppo ha infatti dovuto far fronte a un aggravio dei costi, che ha portato a un drastico calo del proprio fatturato e alla costante riduzione del proprio patrimonio netto, arrivato a livelli di criticità. Per tenere in vita la società, che da quando è mancata la commessa pubblica è andata avanti a fatica con le proprie risorse, quest’anno sono stati impegnati 2,5 milioni di euro di patrimonio netto e si procederà ad un’ulteriore capitalizzazione. Investimenti inefficaci, perché segnati da una profonda instabilità, che obbliga la società a bruciare ingenti somme, sia patrimoniali che di cassa.
“La cassa integrazione straordinaria è una scelta che mai avremmo immaginato, – hanno commentato il Presidente, Giuseppe Cornetto Bourlot, e l’Amministratore Delegato, Daniele Pelli – ma a cui siamo stati costretti per ricostruire l’equilibrio dell’azienda e tutelarne il futuro. Ringraziamo i giornalisti e tutti i dipendenti per lo spirito di solidarietà e confermiamo la volontà di dare continuità alle attività della società, in attesa di una decisione definitiva rispetto all’assegnazione dei lotti relativi alla gara”.
La commessa pubblica è una risorsa fondamentale per poter garantire gli attuali livelli occupazionali di Askanews, che si era ritrovata, già nel corso del 2017, ad affrontare un danno economico e patrimoniale derivato dal forte contenzioso con il dipartimento editoria, aggravato inoltre dalle continue competizioni per i lotti e i vari ricorsi al TAR.
Una situazione di profonda instabilità, derivante da un sistema complesso e articolato di assegnazione dei lotti di gara messi al bando dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, che non garantisce la naturale programmazione delle attività, sia della redazione che del resto dell’azienda. Le incertezze che ne derivano mettono ancora più in difficoltà un settore già attraversato da lunghe crisi, settore di cui le agenzie di stampa rappresentano l’ossatura e la garanzia di pluralismo.
Nonostante l’incertezza sull’aggiudicazione della gara e i continui ricorsi, la società si è impegnata a far il possibile per garantire continuità alle attività di Askanews, realizzando negli anni investimenti per aumentarne l’offerta tecnologica e commerciale. In questo momento, la cassa integrazione straordinaria è l’unica misura in grado di tutelare i lavoratori e il loro futuro, in attesa di una decisione definitiva rispetto all’assegnazione dei bandi di gara, che ora diventa quanto mai cruciale.
La replica del Cdr di Askanews
“Le inesattezze e le omissioni presenti nel comunicato dell’azienda Askanews sui motivi che hanno portato alla richiesta unilaterale al ministero del Lavoro di cassa integrazione al 70%, con esuberi pari ai 2/3 del personale giornalistico, costringono il Cdr a una replica. L’azienda dimentica di menzionare che Askanews è sempre stata in costanza di ammortizzatore e che i giornalisti, in questi anni, hanno contribuito alla tenuta dei conti aziendali con oltre 4 milioni di euro. Un ammontare quasi doppio, rispetto ai 2,5 milioni di euro di patrimonio netto che l’azienda dice di aver bruciato in questi mesi a causa della mancata aggiudicazione di un lotto della gara voluta dal governo per la fornitura di servizi giornalistici e che ha causato la crisi finanziaria in cui versa oggi Askanews”.
“Quanto alla ricapitalizzazione o ‘capitalizzazione’ prospettata dall’azienda, si tratterà di capitale o di partite infragruppo? Come quella di Internazionale che ha portato nella pancia di Askanews il 19% del settimanale invece di un credito esigibile probabilmente utile in un momento di difficoltà? Il Cdr torna ad affermare con forza che non si tutela il futuro di un’agenzia di stampa costringendo i giornalisti a trattare livelli di cassa integrazione che renderebbero impossibile la produzione di un notiziario di qualità. Inoltre perché chiedere sacrifici così pesanti solo ai giornalisti? Si vuol far fare il nostro lavoro ad altre figure?”
“In considerazione della gravità della situazione, il Cdr di Askanews rinnova la propria richiesta al governo e al ministro Luca Lotti affinché si trovi tempestivamente una soluzione all’impasse dei bandi e all’editore Luigi Abete di svolgere il suo ruolo di imprenditore, investendo nella propria azienda senza scaricare il rischio di impresa interamente sulle spalle dei giornalisti”.