Al via la seconda edizione di ‘InspirinGirls – Il futuro come lo vuoi’, progetto di ValoreD contro gli stereotipi di genere che secondo la ricerca Ipsos condizionano ancora il futuro dei giovani. Fondato da Miriam Gonzalez e ad oggi attivo in 6 Paesi (Spagna, Serbia, Italia, Cile, Brasile e Messico) e promosso in Italia in partnership con Eni e Intesa Sanpaolo e con il patrocinio del Miur, si sta espandendo, si legge in una nota, su tutto il territorio nazionale.
Due nuovi strumenti supporteranno la diffusione del progetto: una campagna video in onda sul Canale 31 di Real Time da oggi per un mese presenterà InspirinGirls al grande pubblico attraverso il racconto di sei donne che hanno scelto professioni tradizionalmente “da uomini” e il sito permetterà l’adesione al progetto online e la connessione tra scuole e role model su base territoriale. A supporto di InspirinGirls ci sono aziende che fin dall’inizio hanno creduto nel progetto: i due partner Eni e Intesa Sanpaolo, insieme con Real Time, Corriere della Sera, J.W. Thompson e Hill+Knowlton Strategies.
Proporre modelli e messaggi che vadano al di là degli stereotipi evidenziati dalla ricerca rappresenta proprio l’obiettivo del progetto InspirinGirls: portare la testimonianza di donne che svolgono mestieri e ruoli tradizionalmente maschili agli studenti delle scuole medie, in particolare nelle classi seconde e terze. Ad oggi hanno aderito al progetto oltre 400 role model e 100 scuole da Milano a Caltanissetta, da Succivo (CE) a Mestre. Le role model, che aderiscono al progetto a titolo volontario e gratuito, sono manager, ingegnere, professioniste, sportive, imprenditrici e portano nelle scuole l’esempio delle proprie esperienze e il racconto delle loro carriere professionali.
Dalla ricerca “Cosa farò da grande?” ragazzi e ragazze delle scuole medie, emerge una visione del futuro ancora influenzata dagli stereotipi di genere. Mentre i ragazzi si immaginano ingegneri, medici o informatici, le loro compagne aspirano ad essere insegnanti, veterinarie o avvocato. Un’idea influenzata prevalentemente dalla famiglia, con la mamma come principale role model per le figlie (47%) e il papà per i maschi (44%).
I genitori esprimono una concezione tradizionale dei ruoli, pur riconoscendo le doti delle proprie figlie: da un lato infatti un genitore su due ritiene che sia più facile per un maschio fare carriera e che tocchi alle figlie occuparsi della famiglia (quasi 80%), dall’altro lo stesso campione (40%) riconosce che le ragazze hanno più facilità nello studio, che sono più sicure di sé e più ambiziose.
Per la maggioranza dei genitori poi (uno su due) la bravura nelle materie scientifiche è appannaggio dei maschi (in particolare l’informatica), mentre le femmine sono più brave in italiano, storia, geografia e lingue straniere.
La permanenza di stereotipi di genere si ritrova anche nella percezione dei ragazzi e delle ragazze verso se stessi: 4 ragazze su 5 pensano che saranno loro a occuparsi maggiormente della famiglia e in questo anche i ragazzi sono sostanzialmente d’accordo (poco più di 3 su 5).
“L’obiettivo è testimoniare che non ci sono professioni per donne e per uomini e che ciascuno – indipendentemente dal genere – può realizzare le proprie aspirazioni con impegno e determinazione” ha dichiarato Barbara Falcomer, Direttore Generale di Valore D.