“La strategia di Amazon e’ abbassare i prezzi per indebolire i concorrenti; poi quando sono rimasti gli unici sul mercato li alzano. Oppure Amazon va dalle marche e dice loro: adesso mi dai un pezzo del tuo utile. Abbiamo gia’ visto parecchi esempi di comportamenti di questo genere. Spero che pian piano la gente se ne renda conto”.

Nell’intervista sul nuovo numero di ‘Prima Comunicazione’, Paolo Ainio, presidente e Ad di ePrice, lancia l’allarme sulle conseguenze per l’economia e la societa’ dell’aggressiva politica del colosso americano dell’e-commerce. “Lo spostamento dall’offline all’online e’ un trend che dura ormai da anni”, osserva Ainio. “Gia’ cinque o sei anni fa giravano sui giornali e sul web le foto dei centri commerciali vuoti, i Best Buy e le altre catene che chiudevano negli Stati Uniti. Lo stesso e’ accaduto in Gran Bretagna. Ora tocca all’Italia, dove le cose succedono sempre con qualche anno di ritardo rispetto ai Paesi anglosassoni”.
La web tax potrebbe riequilibrare un po’ le cose? “Per come se ne e’ parlato finora penso che sia una cosa goffa e inefficace”, risponde Ainio . “Quello che a noi serve e’ la parita’ di trattamento dal punto di vista fiscale e anche la parita’ di obblighi informativi. Oggi quanto fatturato faccia Amazon in Italia non lo sa nessuno, forse neanche l’Agenzia delle entrate. Per aziende come Google, Facebook e Amazon, che hanno una dimensione transnazionale, la tassazione del reddito di impresa andrebbe ricondotta al consumo che genera questo reddito nei singoli Paesi. Inoltre una flat tax del 3% o del 5% sul reddito sarebbe inefficace nel caso di Amazon, che nel 2017 ha piu’ che raddoppiato le perdite a livello internazionale: opera in perdita e quindi non pagherebbe niente. A meno che non si voglia tassare il fatturato, ma questo sarebbe veramente una bestemmia. L’unico modo e’ ricondurre le attivita’ a livello nazionale e applicare le regole di ogni singolo Paese alla tassazione; solo cosi’ le imprese possono competere ad armi pari”.