Tim: Elliott critica, Vivendi attacca, il titolo sale. Nella guerra per la telco decisivi 24 aprile e 4 maggio

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 Ennesima puntata in quella che si preannuncia come una guerra “all’ultima azione” tra Elliott e Vivendi, mentre si avvicinano i due decisivi appuntamenti assembleari di Tim, il 24 aprile e il 4 maggio prossimi.

Alle critiche mosse dal gruppo di Bollore’, il quale lo ha accusato di volere uno “smantellamento” di Telecom Italia, il fondo Usa ha rintuzzato oggi, proprio nel giorno in cui si e’ riunita l’assemblea degli azionisti della societa’ d’Oltralpe al teatro Olympia di Parigi. Secondo i vertici di Elliott, il titolo di Tim da quando Vivendi e’ entrato nel capitale si e’ svalutato del 35%: i manager francesi sarebbero quindi colpevoli di aver “avvantaggiato” solo se stessi “a danno degli azionisti”. Una frecciata alla quale non hanno mancato di replicare i diretti interessati. Il presidente Arnaud de Puyfontaine ha ribadito che la societa’ italiana ha fatto invece registrare la “migliore performance negli ultimi dieci anni” e che comunque Vivendi dal punto di vista industriale guarda lontano. “Come si dice – ha detto ai giornalisti – Roma non e’ stata costruita in un giorno, noi siamo determinati ad andare avanti in una visione strategica a lungo termine”. E, pur dichiarandosi “molto sorpresi” per le parole del ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda (che ha definito Vivendi un “pessimo” azionista), il manager ha rivendicato gli investimenti fatti in Italia che solo per Tim ammontano a 4 miliardi: “Piaceremmo ad ogni governo”, ha detto rispondendo alle domande dei cronisti e dichiarandosi non affatto preoccupato su un’ipotetica posizione che potrebbe assumere un nuovo, anch’esso ipotetico, esecutivo. “I Governi vanno e vengono in Italia, cosi’ come negli altri Paesi mentre noi resteremo”, ha tagliato corto.

Vivendi quindi non molla la presa, mentre si e’ in attesa del pronunciamento del tribunale di Milano sul ricorso di Tim e Vivendi contro la decisione del collegio sindacale di integrare l’ordine del giorno dell’assemblea del 24 aprile, con le richieste di Elliott il quale punta a sostituire i sei membri dimissionari del cda in quota Vivendi con i suoi. Il verdetto e’ atteso per lunedi’ prossimo. La tensione tra il gruppo francese e il fondo attivista di Singer rende comunque tonico il titolo in Borsa: Tim e’ arrivata a guadagnare oltre il 3% a Piazza Affari grazie anche alle affermazioni dell’ad Amos Genish che in un’intervista ha ribadito la sua volonta’ di riconfermare il piano industriale. Mentre si avvicina cosi’ la resa dei conti in assemblea, il management di Vivendi (che, ricordiamo, detiene il 23,9% di Tim mentre Elliott si avvicina all’8,8%, quota destinata a salire grazie all’appoggio di numerosi investitori) difende la sua capacita’ di creare valore nel gruppo tentando di scongiurare la sostituzione dei suoi sei membri dimissionari nel cda da parte di altrettanti membri italiani proposti da Elliott.

“Bisogna essere seri”, ha detto il presidente de Puyfontaine rivolgendosi al fondo Usa, accusandolo di affermazioni “contrarie alla realta’ dei fatti”. Sulla stessa linea, Vincent Bollore’ (che proprio oggi ha lasciato la presidenza di Vivendi al figlio Yannick) si e’ detto convinto del fatto suo: “E’ alla fine della fiera che si contano gli animali. Fu la stessa cosa anni fa quando entrammo in Mediobanca, e alla fine contribuimmo alla sua stabilita’. Penso che alla fine tutto cio’ fa parte delle cose della vita: bisogna essere coraggiosi”.

E mentre si calcolano le quote, e si fa la conta in vista dell’assemblea, de Puyfontaine ha oggi definito “auspicabile” l’arrivo di ogni azionista in Tim, Cdp compresa. “Ora per quanto riguarda il suo ruolo, visto che credo sia azionista al 50% di Open Fiber, bisognerebbe chiarire la situazione e capire al momento opportuno quali sono le reali intenzioni”, ha detto. L’Italia, per Vivendi, e’ un Paese “interessante”. Lo dimostra la volonta’, ribadita oggi, di non cedere nemmeno su un altro fronte, quello di Mediaset. “Non e’ finita… siamo ancora i secondi azionisti. Siamo inoltre molto pazienti, e non abbiamo fretta”, ha cosi’ risposto un portavoce di Vivendi a chi gli ha chiesto se il gruppo di Bollore’ avesse abbandonato, dopo l’alleanza tra Mediaset e Sky, l’idea di costruire un colosso europeo dei media, in grado di creare un soggetto che sfidasse Netflix. Anche su questo dossier, peraltro, Elliott non ha risparmiato critiche affermando che il gruppo francese “ha fallito nel cooperare con il regolatore e il governo italiano non solo per Telecom Italia, ma anche nel suo precedente tentativo di acquisizione ostile di Mediaset”. Nessuna replica diretta da parte di Vivendi, il cui portavoce si e’ limitato a ricordare che la prossima udienza che vede contrapposte Vivendi e Mediaset con Fininvest (che chiedono un risarcimento di 3 miliardi per la mancata acquisizione di Premium) e’ “prevista per ottobre”. (AGI)