Li hanno voluti celebrare con una festa, i 136 anni dalla nascita della Siae, nella Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore. Diritto che, sostiene il presidente Filippo Sugar, “protegge la libertà di chi lavora e crea cultura, consentendo agli autori di poter vivere”. Anzi, “fa vivere chi ci fa sognare” è il concetto scritto a letterone anche sulla facciata dell’austero palazzo dell’Eur.

Dalla terrazza che affaccia sulla Roma moderna, dal razionalista Palazzo dei Congressi alla ‘nuvola’ di Fuksas, è partito il lancio di palloncini colorati ripresi dai droni e salutati da ‘colonne’ musicali della Società Italiana Autori e Editori, come Ennio Morricone, Nicola Piovani, Mogol, e ancora Luca Barbarossa (con racchetta da tennis in sacca), Dori Ghezzi, il trombettista jazz Paolo Fresu, Paolo Damiano, Giulio Rapetti, l’ex Pfm Franco Mussida, Riccardo Senigallia e altri, anche giovanissimi cantanti.

“Il diritto d’autore fa sognare ma è fragile come un palloncino” che può essere bucato con uno spillo e diventa “privo di vita”, spiega Sugar, in maniche di camicia sul terrazzo assolatissimo. Un calice di Veuve Clicquot fra le note de ‘La vita è bella’ e di ‘C’era una volta il west’, con i due musicisti premi Oscar seduti accanto, per celebrare l’orgoglio del diritto d’autore in un momento in cui è minato sia da internet che dalle diatribe con la multinazionale che non paga più i contributi.
Lo “spillo” Sky. “Quello che ha fatto Sky è gravissimo, un atto unilaterale inaccettabile”, denuncia Sugar, “è come se una azienda non pagasse più gli stipendi ai suoi dipendenti ma pretendesse che lavorassero lo stesso”. E questo “non c’entra nulla con il fatto che non c’è più il monopolio” – l’apertura stabilita dall’Europa è la motivazione addotta dal colosso di Murdoch – “perché qualunque organismo può intermediare, mentre Sky continua a utilizzare i contributi degli autori senza pagare i diritti”. Un contrasto ora finito in tribunale: in seguito alla denuncia della Siae l’ad di Sky Italia, Andrea Zappia, è indagato dalla Procura di Roma per il mancato versamento dei diritti; “confido nella giustizia italiana, che farà il suo corso”, afferma Sugar.

La querelle va avanti dal 1 luglio del 2017, “sono passati nove mesi e non riusciamo a sederci intorno a un
tavolo per discutere del rinnovo delle licenze”, prosegue il presidente Siae, che giudica “grave che il primo
gruppo televisivo in Italia per dimensioni non rispetti una norma di civiltà, ovvero il compenso per chi crea”.
Il presidente e il direttore generale, Gaetano Blandini (con il presidente del Consiglio di Sorveglianza, Franco Micalizzi) fanno presente che in Germania Sky opera come in Italia, la società tedesca che tutela gli autori ha contratti scaduti, ma Sky Germania continua a pagare con tariffe più alte di quelle italiane”. Anzi,
conclude Sugar, “chiediamo che gli autori italiani non siano discriminati”.
Insomma, la Siae è nata a Milano il 23 aprile 1882. Blandini ricorda che di 82mila associati 75mila sono
musicisti dei quali 70mila sono autori, persone che “vivono con i diritti”. E fa presente “da anni ha i bilanci
in ordine e abbiamo ridotto i costi, ma facciamo anche della solidarietà”: nelle scuole, con Mussida nelle
carceri, Fresu sulle zone terremotate e a L’Aquila, lo stesso Barbarossa con il “Social club” di Radio Due.