Alphabet: trimestre oltre le attese, ma l’incognita costi frena gli entusiasmi

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Battere le attese su utili e fatturato, chiudendo un trimestre che (per incassi) e’ il secondo piu’ prolifico della storia. Eppure non entusiasmare i mercati. E’ quello che e’ successo ad Alphabet, la holding che controlla Google. Ecco perche’.




Larry Page, ceo di Alphabet (foto Olycom)

FATTURATO E UTILE La prima reazione del titolo e’ stato un salto: il guadagno, nelle contrattazioni del dopoborsa, ha sfiorato il 5%. Merito delle prime cifre balzate all’occhio: il fatturato del gruppo ha toccato i 31,1 miliardi di dollari, con un incremento del 26% anno su anno. L’utile e’ passato da 5,4 a 9,4 miliardi di dollari. In entrambi i casi si tratta di dati al di la’ delle attese. Anche guardando alla piu’ importante fonte di guadagno (la pubblicita’ incassata da Google), i numeri premiano la societa’: 26,6 miliardi di dollari di fatturato. E allora cosa e’ andato storto in un quadro che sembra cosi’ brillante?

PERCHE’ LA BORSA NON FESTEGGIA Dopo il balzo, il titolo ha avuto un decisa correzione. Colpa, soprattutto, della crescita dei costi. E in particolare di quelli che per Google contano di piu’: i “Tac” (traffic acquisition costs). Dietro questo acronimo ci sono i soldi che Big G deve spendere per conquistare traffico. Cioe’ utenti che guardano la pubblicita’. In questa voce e’ inclusa la fetta di incassi che Mountain View deve giare ai ‘partner’. Tradotto: se clicchi su una pubblicita’ di Google mentre navighi con il browser Safari, la societa’ deve pagare Apple. E la sta pagando sempre di piu’. I Tac sono cresciuti del 35% anno su anno, cioe’ a un ritmo superiore alla pur sostenuta andatura del fatturato. E oggi pesano il 24% dei ricavi (un anno fa era il 22%). Con il progressivo spostamento del traffico (e quindi della pubblicita’) su mobile, questa quota sarebbe destinata a crescere ulteriormente. Con Google che si troverebbe in una posizione (relativamente) scomoda: non puo’ fare a meno di puntare sulla navigazione su smartphone, ma allo stesso tempo incassera’ sempre meno da ogni singolo annuncio pubblicitario. L’effetto e’ quindi stato (e si teme che sara’) una flessione del margine operativo: rispetto a un anno fa e’ passato dal 27 al 22%. Ed e’ questa la crepa che non fa saltare di gioia i mercati nonostante gli affari d’oro di Alphabet. Senza dimenticare che, a breve, il fatturato potrebbe risentire del nuovo regolamento europeo sulla privacy. Non conforta neppure il dato sulle spese in conto capitale: triplicate a 7,3 miliardi. Anche se pesa l’investimento sul nuovo quartier generale di New York.

IL CONTRIBUTO DI UBER Se i margini sono calati, come ha fatto l’utile a crescere cosi’ tanto? Il dato, che sarebbe comunque stato positivo, e’ stato supportato anche da una correzione contabile. Per la prima volta Alphabet ha messo a bilancio i guadagni ottenuti dalle proprie partecipazioni. Cioe’ i ritorni di investimenti in altre societa’, indipendentemente dal fatto che siano stati “realizzati o non”. In altre parole: il gruppo valuta come ‘guadagno’ non solo quello reale (ho venduto le azioni e ho incassato) ma anche quello sulla carta (in passato ho acquistato azioni che ora valgono molto di piu’). Grazie a questa accortezza, Alphabet ha potuto mettere nero su bianco un contributo di poco superiore ai 3 miliardi. Il bilancio non dice quale sia l’apporto delle singole partecipate. Ma molto (se non quasi tutto) arriva da Uber, su cui Google ha investito 258 milioni nel 2013, quando ancora non esisteva la holding Alphabet. Allora la valutazione della startup era inferiore ai 4 miliardi, oggi dovrebbe aggirarsi attorno ai 50. Curioso che una mano sia arrivata proprio da Uber, portata in tribunale da Waymo (controllata Di Alphabet che sviluppa la guida autonoma) per presunto spionaggio industriale.

QUANTO VALE NEST Un’altra correzione contabile ha permesso di pesare Nest. La societa’ che punta sull’IoT, con telecamere di sicurezza e dispositivi connessi, e’ stata trasferita dalla voce di bilancio “Other Bets” (che include le “scommesse”, cioe’ i business piu’ rischiosi) ad “Altri ricavi” di Google. Tarando le due voci, e’ possibile individuare per la prima volta le performance di Nest: nell’ultimo trimestre ha incassato 278 milioni, con una perdita netta di 168. E nell’ultimo anno ha generato un fatturato di 726 milioni, perdendone pero’ 621. Il rosso resta forte, anche perche’ gli investimenti per spingere la tecnologia e cercare di battere i concorrenti (Amazon su tutti) sono notevoli. Il ceo di Google Sundar Pichai ha comunque parlato di risultati positivi. La voce “Altri ricavi” (che include anche Google Home e gli smartphone Pixel) ha fatturato 4,3 miliardi, +34% sul primo trimestre 2017.




LE SCOMMESSE Senza Nest, il perimetro delle “Scommesse” include adesso principalmente Verily societa’ che si occupa di sanita’), Waymo (guida autonoma) e Fiber (internet veloce). Il fatturato complessivo trimestrale di questa voce e’ stato di 150 milioni (rispetto ai 132 di un anno fa). Ma, da buone scommesse, il bilancio e’ ancora in rosso, anche se piu’ contenuto: e’ passato da 703 milioni a 571. (AGI)