Diritti tv del calcio, il futuro passa dagli Ott. S&P Global: non sono ancora pronti

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Il futuro dei diritti tv dei campionati calcistici europei passa dagli OTT. Ma non immediatamente. E’ la conclusione di un report realizzato dagli analisti di S&P Global che cerca di individuare i rimedi alla frenata nella valutazione dei diritti da parte degli operatori tradizionali.

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(Foto Ansa)

Gli esempi sono già tre. Sky e BT hanno offerto 4.7 miliardi di sterline per il triennio 2019-22 della Premier League, in discesa rispetto alla cifra pagata per il periodo 2016-19 pari a 5.1 miliardi. In Italia la situazione è sotto gli occhi di tutti con due bandi andati in fumo e l’ingresso di Mediapro, appeso al filo della pronuncia del Tribunale di Milano sul ricorso di Sky. E per la Liga hanno già manifestato segni di freddezza Telefonica e Orange.
La causa? L’estrema varietà dell’offerta di contenuti rischia di ridurre il potere dei diritti sportivi: alcune serie tv su Sky Uk raccolgono 1.5/2 milioni di spettatori, mentre l’audience media delle partite di Premier su BT e Sky è pari a 800.000 spettatori.
Ma gli OTT, secondo il report, non sono ancora pronti per colmare questo buco. I giganti del web sono colossi globali, ma hanno una penetrazione nazionale debole rispetto alle tv (particolare che non garantisce visibilità ai campionati calcistici): in Gran Bretagna gli abbonanti di Sky sono 12.9 milioni, quelli di Amazon Video sono 4 milioni. L’acquisto dei diritti calcistici, un prodotto molto caro, li obbligherebbe a rivedere le loro politiche di prezzo ora improntate a tariffe onnicomprensive “all you can eat”, come vengono definite nel report.
Inoltre, secondo S&P, gli OTT sono ancora privi delle capacità produttive e redazionali necessaria a confezionare le partite di calcio. Non a caso Amazon ha iniziato acquistando alcuni tornei di tennis ATP per fare esperienza. Questo punto è stato colto da Mediapro che, nei suoi pacchetti per la Serie A congelati in via giudiziaria, ha offerto un prodotto finito da 270 minuti per ogni partita proprio pensando alle esigenze redazionali degli OTT. Un modo per sopperire alle carenze dei colossi del web.
Per tutti questi motivi gli analisti di S&P immaginano un ingresso graduale di questi nuovi protagonisti nel mercato dei diritti calcistici. Con una previsione: molti problemi potrebbero essere risolti da successivi accordi di partnership con gli operatori tradizionali. I vantaggi sarebbero reciproci. Gli OTT porterebbero alle pay tv un pubblico globale e più giovane con tutto quello che ne consegue a livello pubblicitario. Le tv garantirebbero esperienza produttiva e penetrazione nazionale. Un esempio: Facebook ha trasmesso 64 partite del campionato messicano dopo un accordo con Univision che era il network proprietario dei diritti. Ma in Italia, prima di un accordo tra pay tv e OTT, servirà una schiarita nei rapporti tra Mediapro e Sky. Altrimenti bisognerà ricominciare da capo.