Cambridge Analytica, la società finita nell’occhio del ciclone per lo scandalo dei dati rubati a oltre 87 milioni di utenti Facebook e usati per scopi politici, chiude i battenti annunciando lo stop “immediato” di tutte le sue attività e l’avvio delle procedure di insolvenza in Gran Bretagna.
La decisione, annunciata dal Wall Street Journal, segue la perdita di numerosi clienti e le potenziali elevate spese legali delle indagini avviate per far luce sull’accaduto.

Nel comunicare la cessazione delle attività, Cambridge Analytica – che durante le presidenziali Usa del 2016 ha lavorato per la campagna di Trump – ha ribadito la propria posizione, difendendosi. “Negli ultimi mesi siamo stati oggetto di numerose accuse infondate e, nonostante i nostri sforzi di rettifica, siamo stati denigrati per attività che non solo sono legali ma sono anche ampiamente accettate come componente standard della pubblicità online sia nell’arena politica sia in quella commerciale”, ha affermato la società, sottolineando che oltre alla procedura di insolvenza in Gran Bretagna saranno avviate parallelamente le operazioni per la bancarotta negli Stati Uniti.
La chiusura di Cambridge Analytica “non cambia il nostro impegno e la nostra determinazione a capire esattamente cosa è accaduto e ad assicurarci che non si ripeta”, è stato il commento di Facebook, che ha confermato l’intenzione di proseguire nelle sue indagini sulla vicenda. Lo stesso social nelle scorse settimane è stato in qualche modo toccato dallo scandalo, con il suo fondatore Mark Zuckerberg che è stato costretto a presentarsi al Congresso americano per fare mea culpa, impegnandosi a migliorare la sicurezza del social.