Dl Dignità, Confindustria: segnale molto negativo per imprese; Fnsi: niente contro il precariato giornalistico

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“La lotta al precariato e a tutte le forme legalizzate di finta flessibilità è sacrosanta. Desta però stupore l’assenza, nel cosiddetto ‘decreto dignità’ approvato dal governo, di quegli interventi necessari per contrastare il precariato e il lavoro irregolare nel settore giornalistico, dove si sono raggiunti livelli inaccettabili di sfruttamento”. Lo affermano, in una nota, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Fnsi, commentano il provvedimento varato nell’ultima riunione del Consiglio dei ministri.

Giuseppe Giulietti e Raffaele Lorusso (Foto ANSA/GIUSEPPE LAMI)

“L’auspicio è che, in sede di conversione, si possa provvedere alla dimenticanza con opportuni emendamenti. In caso contrario”, hanno scritto ancora i vertici della Fnsi, “passerebbe un messaggio pericoloso, ossia che non tutti i precari sono uguali e che, evidentemente, esistono precari di sere A e precari di serie B”.

Confindustria, segnale molto negativo per imprese
“Il decreto-legge ‘dignita” approvato ieri e’ il primo vero atto collegiale del nuovo esecutivo e, anche per questo, e’ un segnale molto negativo per il mondo delle imprese”. Questo il primo commento di Confindustria sulle decisioni assunte ieri dal consiglio dei Ministri. “Come abbiamo sempre sostenuto – prosegue Confindustria – sono infatti le imprese che creano il lavoro. Le regole possono favorire o scoraggiare i processi di sviluppo e hanno la funzione di accompagnare i cambiamenti in atto, anche nel mercato del lavoro. Si dovrebbe percio’ intervenire sulle regole quando e’ necessario per tener conto di questi cambiamenti e, soprattutto, degli effetti prodotti da quelle precedenti. Il contrario di cio’ che e’ avvenuto col decreto ‘dignita”. Mentre infatti i dati Istat raccontano un mercato del lavoro in crescita, il Governo innesta la retromarcia rispetto ad alcune innovazioni che hanno contribuito a quella crescita”.
Secondo Confindustria, le nuove regole saranno poco utili rispetto all’obiettivo dichiarato – contrastare la precarieta’ – perche’ l’incidenza dei contratti a termine sul totale degli occupati e’, in Italia, in linea con la media europea. Il risultato sara’ di avere meno lavoro, non meno precarieta’. Preoccupa anche che siano le imprese a pagare il prezzo di un’interminabile corsa elettorale all’interno della maggioranza e che si creino i presupposti per dividere gli attori del mercato del lavoro, col rischio di riproporre vecchie contrapposizioni”.

Vincenzo Boccia, (Foto ANSA/MASSIMO PERCOSSI)

Valutazioni analoghe Confindustria fa anche per la stretta in tema di delocalizzazioni. “L’Italia”, osserva viale dell’Astronomia, “e’ un grande Paese industriale, la seconda potenza manifatturiera in Europa dopo la Germania, e avrebbe bisogno di regole per attrarre gli investimenti, interni ed esteri. Quelle scritte ieri, invece, gli investimenti rischiano di disincentivarli. Sia chiaro: colpire duramente i comportamenti opportunistici di chi assume un impegno con lo Stato e poi non lo mantiene e’ un obiettivo che condividiamo. Ma revocare gli incentivi per colpire situazioni di effettiva distrazione di attivita’ produttive e di basi occupazionali dall’Italia e’ un conto; altro e’, invece, disegnare regole punitive e dalla portata tanto ampia quanto generica”. Per l’associazione degli imprenditori, “l’unico denominatore comune delle scelte fatte in tema di lavoro e delocalizzazioni e’ di rendere piu’ incerto e imprevedibile il quadro delle regole in cui operano le imprese italiane: l’esatto contrario delle finalita’ di semplificazione e snellimento burocratico dichiarate dal nuovo Governo all’atto del suo insediamento”. (AGI)