È “un po’ in ritardo”, dice, rispetto ai tempi per il lancio di ciò che si candida a ennesimo tormentone estivo, ma Fabio Rovazzi alla fine ce l’ha fatta e torna, a modo suo s’intende, da venerdì 13 luglio con un nuovo video e una nuova canzone, ‘Faccio quello che voglio’. A colpire è soprattutto la fattura del prodotto video che accompagna il singolo, con uno storytelling degno di un prodotto sulla lunga durata.

Ospiti a parte – Rovazzi si circonda di diversi personaggi come Emma Marrone, Al Bano, Nek per la parte cantata e altri come lo chef Carlo Cracco, Gianni Morandi, Eros Ramazzotti, Fabio Volo, Diletta Leotta, Flavio Briatore e altri ancora – il video è lo specchio delle sue potenzialità di creativo e sviluppatore di contenuti.
Un ventaglio di ospiti al servizio del racconto, la cui immagine viene decontestualizzata e inserita nel plot per sorprendere, oltre che divertire, gli spettatori in un gioco di linguaggi e immagini vicini alla surreal comedy.

Rovazzi, un “non cantante” premiato con 11 dischi di platino, per ‘Faccio quello che voglio’ segue la strada intrapresa con il precedente ‘Volare’, producendo un vero e proprio corto entrando in un linguaggio che l’ha portato anche al cinema come attore col film ‘Il vegetale’ di Gennaro Nunziante.
Ma Rovazzi è ormai anche una star della pubblicità, con collaborazioni con Netflix, Tre, Big Babol, Samsung e, soprattutto, Fiat, per cui da marzo è il nuovo volto della campagna adv (lancio della Panda City Cross e degli ‘Imperdibili 100’).
Inoltre ha fondato, nel settore della produzione video, la casa di produzione Raw, “una realtà in fase di sviluppo”, dice. “Non è un service, mi avvalgo di professionisti che coinvolgo a seconda del progetto. La struttura si occupa di tutto il versante burocratico e organizzativo. È una cosa che volevo fare da tempo perché mi permette di essere più libero di comunicare come voglio io”.

Come poi è accaduto con Fiat (Rovazzi ricambia con un product placement in questo suo nuovo video, insieme a molti altri brand), per cui ha scritto e montato l’ultimo spot. “Il mio personaggio penso sia nazional popolare e molto pulito, non ho mai interrotto la fiducia del pubblico, che va da un mese a 80 anni”, sottolinea. “Quindi per i brand questa è una cosa molto appetibile. Ma io non sono solo un volto. Posso vendere anche la creatività e per questo ho creato la mia società di videoproduzione, grazie alla quale posso scrivere e autoprodurmi gli spot ed evitare di finire in creatività ‘sbagliate’ di agenzie, come a volte può capitare”.
“Con Fiat c’è grossa fiducia”, continua Rovazzi. “Nel momento in cui scrivo una creatività su me stesso funziono molto di più e funziona meglio il prodotto che si va a spingere. A Fiat questa cosa ovviamente piace”.

Ma qual è il segreto di Fabio Rovazzi comunicatore? “Quando si parla di comunicazione web ci si riferisce di solito a tanto contenuto, alla costanza dell’uscita di contenuti e poco alla qualità, perché è questo che le dinamiche dei social network e il web impongono in genere ai creativi”, spiega lui. “Io invece faccio parte di una scuola che ama pubblicare poco e punta più sulla qualità. Non sono uno youtuber, non lo sono mai stato nonostante le mie cose sul web siano diventate virali, e non sono un influencer. Penso di essere una cosa a sé, un personaggio poliedrico che non ha ancora una forma e utilizza il web come veicolo, ma che vorrebbe anche utilizzare anche altri mezzi, come la tv o il cinema. Non sono un personaggio volgare e credo di essere ‘largo’ come prodotto, per adulti e anche per bambini e per un’azienda questo è un buonissimo fattore”.