Il fenomeno del contrabbando di sigarette è una piaga che costa alle casse dello Stato italiano circa un miliardo di euro e al mercato della UE dieci miliardi di mancati introiti da imposti e dazi.
E’ questo il primo e sconcertante dato emerso questa mattina alla presentazione dello studio integrato sul contrabbando di sigarette in Italia, realizzato da Intellegit, start-up sulla sicurezza dell’Università degli Studi di Trento, con il contributo di British American Tobacco Italia (BAT Italia). Il tema del contrabbando di sigarette è diventato di urgente attualità geopolitica ed economica internazionale che interessa in particolar modo due nazioni, Italia e Grecia, ricoprendo la prima un territorio di smercio e di transito e la seconda di principale hub di transito verso l’Italia di illicit whites, come vengono definiti i marchi prodotti lecitamente in Paesi extra UE e contrabbandati sul mercato illecito dei Paesi dell’Unione Europea.
Presentato al Centro Studi Americani della capitale, “Il contrabbando di sigarette come fenomeno transnazionale: flussi e connessioni tra Italia e Grecia”, è un’analisi approfondita e curata dal criminologo Andrea Di Nicola e Giuseppe Espa, professore di Statistica Economica), fondatori di “Intellegit”, la start-up sulla sicurezza dell’Università degli Studi di Trento, e realizzato con il contributo di British American Tobacco Italia (BAT Italia). Giunto alla sua seconda edizione, lo studio si è avvalso dei dati disponibili da diverse fonti in materia (Sun Report KPMG, Empty Pack Survey, Mystery Shopper, Istat, Guardia di Finanza, dati BAT e cataloga, per la prima volta in assoluto, tutti i marchi di illicit whites rilevati sul mercato italiano riportando informazioni sul pacchetto, il produttore, il proprietario del marchio ed eventuali varianti, nonché le città di vendita, il prezzo e la quota di mercato.
“Il fenomeno del contrabbando in Italia mostra un’evoluzione ciclica ma stabile, addirittura in leggero calo rispetto al 2016 (si passa da un’incidenza del 6,4% al 4,3% nel 2017). Un andamento positivo ascrivibile principalmente a due fattori: gli elevati controlli delle forze dell’ordine sul territorio, e delle politiche regolatorie e fiscali equilibrate”, dichiara Andrea Conzonato, South Europe Area Director di British American Tobacco e AD di BAT Italia mentre Giovanni Kessler, direttore dell’Agenzia delle Dogane e Monopoli (ADM) segnala come “quanto alla diffusione geografica, le macro aree di provenienza delle sigarette di contrabbando diffuse in Italia sono tradizionalmente costituite dai Paesi dell’Est Europa via terra (Ucraina, Bielorussia e il corridoio della Transnistria, in primis), dalla Cina e dal Vietnam via mare (attraverso la Grecia e poi da lì in altri Stati europei), dal Nord Africa (Egitto, Tunisia e Libia) e, negli ultimi anni, anche dal Medio Oriente (Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita)”. Il che lascia facilmente immaginare come e quanto le organizzazioni terroristiche approfittino di questo business criminale per finanziare le proprie attività.