Finisce con mesi di anticipo e in modo imprevisto l’era di Sergio Marchionne in Fca. Il manager, 66 anni, alla guida del gruppo dal 2004, avrebbe dovuto lasciare l’incarico di amministratore delegato con l’approvazione dei conti 2018 nella primavera prossima. Ma, le sue condizioni di salute – convalescente in seguito ad un intervento chirurgico – si sono aggravate nelle ultime ore tanto da non consentirgli di “riprendere la sua attività lavorativa”, come spiegato in una nota del gruppo.

Per affrontare la situazione, ieri, 21 luglio, sono stati convocati d’urgenza i cda di Fca, Cnh e Ferrari, tutte società in cui Marchionne era al vertice.
A succedergli al vertice di Fca sarà Mike Manley responsabile del marchio Jeep e, dall’ottobre del 2015, del brand Ram. Manley, 54 anni, nato in Gran Bretagna, è anche membro del Group Executive Council (GEC) di Fca dal primo settembre 2011. La scelta del manager inglese ha dunque confermato le voci che volevano la società propendere per una soluzione interna.

Per il vertice di Maranello, dove Marchionne era ceo e presidente dal 2014, come anticipato da Automotive News Europe, il gruppo ha scelto di affidare la presidenza a John Elkann, mentre la carica di amministratore delegato è stata affidata a Louis Carey Camilleri, già memebro del board Ferrari e numero uno di Phillip Morris.

A guidare Cnh Industrial sarà invece una donna, Suzanne Heywood, alla quale viene affidata la presidenza.
Una situazione “impensabile fino a poche ore fa, che lascia a tutti quanti un senso di ingiustizia”, ha detto il presidente di Fca John Elkann che ha lavorato al fianco di Marchionne in questi 14 anni, definendolo “un leader illuminato”, “una persona con cui confrontarsi e di cui fidarsi, un mentore e soprattutto un amico”.
“Le transizioni che abbiamo appena annunciato – ha detto ancora il presidente di Fca John Elkann – anche se dal punto di vista personale non saranno prive di dolore, ci permettono di garantire alle nostre aziende la massima continuità possibile e preservarne la cultura. Per me è stato un privilegio poter avere Sergio al mio fianco per tutti questi anni”.
La toccante lettera di John Elkann inviata ai dipendenti Fca: “Questa è la mia lettera più difficile, Sergio non tornerà. Grazie al suo intelletto, alla sua perseveranza, alla sua leadership se siamo riusciti a salvare l’azienda”
Nelle ore in cui il Cda della Fca decideva — di fronte a un quadro clinico ormai gravissimo — di affidare a Manley e Camilleri le cariche di ad di Fca e Ferrari che erano di Sergio Marchionne, il presidente dell’azienda ha scritto ai dipendenti. Questo è il testo della lettera.
Care colleghe, cari colleghi,
questa è senza dubbio la lettera più difficile che abbia mai scritto.
È con profonda tristezza che vi devo dire che le condizioni del nostro Amministratore Delegato, Sergio Marchionne, che di recente si è sottoposto a un intervento chirurgico, sono purtroppo peggiorate nelle ultime ore e non gli permetteranno di rientrare in FCA.
Negli ultimi 14 anni, prima in Fiat, poi in Chrysler e infine in FCA, Sergio è stato il miglior amministratore delegato che si potesse desiderare e, per me, un vero e proprio mentore, un collega e un caro amico. Ci siamo conosciuti in uno dei momenti più bui nella storia della Fiat ed è stato grazie al suo intelletto, alla sua perseveranza e alla sua leadership se siamo riusciti a salvare l’azienda.
Sergio ha anche realizzato un incredibile turnaround in Chrysler e, grazie al suo coraggio nel lavorare all’integrazione culturale tra le due aziende, ha posto le basi per un futuro migliore e più sicuro per noi tutti.
Saremo eternamente grati a Sergio per i risultati che è riuscito a raggiungere e per aver reso possibile ciò che pareva impossibile. Ma come lui stesso ha detto più volte: «Il vero valore di un leader non si misura da quello che ha ottenuto durante la carriera ma da quello che ha dato. Non si misura dai risultati che raggiunge, ma da ciò che è in grado di lasciare dopo di sé».
Fin dal nostro primo incontro, quando parlammo della possibilità che prendesse le redini della Fiat, ciò che mi ha veramente colpito di lui, al di là delle capacità manageriali e di una intelligenza fuori dal comune, sono state le sue qualità umane. Qualità che gli ho visto negli occhi, nel modo di fare, nella capacità di capire le persone. Ci ha insegnato ad avere coraggio, a sfidare lo status quo, a rompere gli schemi e ad andare oltre a quello che già conosciamo.
Ci ha sempre spinti ad imparare, a crescere e a puntare in alto – spesso andando oltre i nostri stessi limiti – ed è sempre stato il primo a mettersi in gioco. L’eredità che ci lascia parla di ciò che è stato davvero importante per lui: la ricerca dell’eccellenza, l’idea che esiste sempre la possibilità di migliorare. I suoi insegnamenti, l’esortazione a non accettare mai nulla passivamente, a non essere soddisfatto della mera sufficienza sono ormai parte integrante della nostra cultura in FCA: una cultura che ci spinge ad alzare sempre l’asticella e a non accontentarci mai della mediocrità.
La definizione che Sergio ci ha dato della parola leader è valida oggi più che mai. Quello che conta davvero è il tipo di cultura che un leader lascia a chi viene dopo di lui. Il miglior modo per giudicarlo è attraverso ciò che l’organizzazione fa dopo di lui.
Questo è solo uno dei tanti esempi di quanto Sergio fosse un leader vero e molto raro. Già anni fa, abbiamo iniziato a lavorare ad un piano di successione che avrebbe garantito continuità e preservato quella cultura unica che vive in FCA.
Potendo contare su un piano già definito, stiamo ora anticipando il processo e oggi il Consiglio di Amministrazione ha nominato Mike Manley nuovo Amministratore Delegato di FCA. Mike è stato uno dei principali protagonisti del successo di FCA e ha già al suo attivo una lunga lista di successi e obiettivi raggiunti. Sotto la sua guida, il marchio Jeep ha vissuto un periodo di profonda trasformazione che ha portato a una crescita senza precedenti, da poche centinaia di migliaia di unità all’anno a diversi anni di vendite record, gli ultimi quattro dei quali superando il milione di veicoli venduti. Jeep è così diventato non solo uno dei marchi con il più alto tasso di crescita al mondo ma anche il più redditizio del Gruppo. Negli anni, Mike ha ricoperto ruoli di crescente responsabilità e ha maturato una vasta esperienza gestionale in tutte le nostre regioni, raggiungendo risultati importanti in ognuna delle posizioni ricoperte e dimostrando sempre una grande determinazione nel conseguimento dei suoi obiettivi.
Sono certo che tutti voi fornirete il massimo supporto a Mike, lavorando con lui e con il team di leadership al raggiungimento degli obiettivi del piano industriale 2018-2022 con lo stesso impegno e la stessa integrità che ci hanno guidato fino ad ora. (Fonte Corriere.it)