Cda Rai, Barachini: chiederemo l’audizione dei ministri Tria e Di Maio. Sulle nomine: rispettare le regole

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“Chiederemo l’audizione dei ministri Tria e Di Maio e chiederemo il rispetto delle regole”. Ad affermarlo Alberto Barachini, presidente della commissione di Vigilanza, lasciando San Macuto dopo la riunione dell’ufficio di presidenza di oggi, in cui si è impegnato a scrivere una lettera a Giovanni Tria, ministro del Tesoro e azionista Rai, con un richiamo per il rispetto delle regole e le prerogative di ad e cda nelle nomine dei direttori dei tg.

Il presidente della Vigilanza Rai, Alberto Barachini (foto ANSA/CLAUDIO PERI)

L’ufficio si è riunito dopo le contestazioni che diversi esponenti politici, tra cui Michele Anzaldi (Pd) e Giorgio Mulè (Fi), hanno sollevato riguardo al vertice che si è tenuto martedì sera a Palazzo Chigi sulla scelta della nomina dell’amministratore delegato Rai – che spetta al Tesoro -, alla presenza, oltre che del ministro dell’Economia e di quello dello Sviluppo Di Maio, anche del ministro dell’Interno Salvini e del presidente del Consiglio Conte.

Barachini alza quindi un “cartellino giallo”, soprattutto perché si sarebbe parlato (non smentiti) anche delle direzioni dei Tg, condizionando la nomina del futuro amministratore delegato.

Lo stesso presidente della Vigilanza dovrebbe ricordare al governo che, in base alla legge sulla governance Rai, è l’ad a scegliere i direttori di testata, sui quali peraltro deve essere espresso il parere vincolante dei due terzi della maggioranza nel Cda Rai.

Nella seduta dell’ufficio di presidenza a Palazzo San Macuto i commissari erano quasi tutti d’accordo, tranne Primo Di Nicola, vicepresidente della Commissione,  e Gianluigi Paragone, entrambi senatori M5S.

Di Nicola ha contestato che esista una logica di lottizzazione. “Non sarà che qui nessuno è abituato al vaglio di profili di alta caratura portato avanti con criteri meritocratici?”, ha affermato ripetendo la tesi di Di Maio sulle nomine “di amici e amici degli amici” che sarebbero state fatte negli anni.

Eppure si assiste alla classica lottizzazione in stile Prima Repubblica che però ora viene quasi  ufficializzata, tanto da tenere vertici a Palazzo Chigi, neppure nelle sedi dei partiti.
Il dem Michele Anzaldi rilancia: “Per far quadrare i conti della spartizione selvaggia Lega-M5s sulle
nomine Rai, il Governo procede all’epurazione via facebook dei vertici delle Ferrovie, un gruppo
che fattura 9 miliardi di euro. Mai vista un’arroganza del genere”.

Il rebus sui nomi dovrebbe essere sciolto entro venerdì, quando è riconvocata l’assemblea degli
azionisti Rai. Per la scelta dell’Ad in pole è sempre il nome di Fabrizio Salini, ex direttore La7 e dg di
Stand by me (nella rosa anche Andrea Castellari, ad di Viacom, e l’interno Rai come direttore dei
palinsesti, Marcello Ciannamea, ma potrebbe spuntare un altro nome “più esperto di numeri”,
dice il leghista Giorgetti).

Per la presidenza, per ottenere il voto dei due terzi della Vigilanza, dovrebbe essere una figura “di garanzia”, accettabile per il Pd o per Forza Italia. Sembra sia tornata in campo Giovanna Bianchi Clerici in area centrodestra (quasi escluso Fabrizio Del Noce) mentre i dem potrebbero votare una persona come Carlo Freccero, vicino ai 5 Stelle esperto di tv.

Nella spartizione tra le forze di maggioranza, però, se il M5S ottiene l’ad, alla Lega spetterebbe la presidenza di Viale Mazzini. Ma è vero che il nodo è la direzione del Tg1, il perno del controllo dell’informazione conteso tra Lega e M5s. Effettivamente i 5 Stelle puntano a Peter Gomez (direttore del Fattoquotdiano.it), o Milena Gabanelli a meno che non abbia un altro ruolo di punta magari per avviare il portale news, mentre la Lega sarebbe pronta a chiamare Mario Giordano dal Tg4, sempre che accetti il tetto a 240mila euro, o Paolo Del Debbio.

La commissione è convocata per mercoledì 1 agosto, durante la quale potrebbe essere votato il presidente Rai.