Crimi: eliminazione finanziamenti a editoria sarà graduale. Serve ripensare tetti pubblicitari e ruolo delle edicole

Condividi

“L’obiettivo dell’azione di Governo che intendo svolgere nei prossimi mesi tenderà a preservare il lavoro della libera informazione, anche attraverso un importante intervento sul sostegno pubblico diretto e indiretto all’editoria”. Ad affermarlo il sottosegretario Vito Crimi in audizioni in Commissione Cultura della Camera, dove ha spiegato le linee programmatiche del Governo in materia di editoria (.pdf).

Gli interventi in campo normativo nell’editoria dal 2012 in poi “hanno perseguito l’obiettivo di una maggiore trasparenza e maggiore rigidità di requisiti per l’erogazione dei contributi“, con un conseguente riduzione del “peso per i contribuenti di tale sostegno pubblico”, ma “non posso non rilevare che anche dopo questi interventi normativi perdurano ancora alcune anomalie. Basti pensare che sull’intero ammontare della contribuzione diretta, che a valori 2016 si attestava intorno ai 63 milioni, solo cinque quotidiani nazionali (Avvenire, Libero, Italia Oggi, Il Manifesto ed il Foglio) assorbono circa il 31% dell’intero stanziamento, creando un’asimmetria concorrenziale obiettiva con altri quotidiani nazionali che, in ragione del loro assetto societario, non possono accedere della contribuzione diretta”.

“Al netto di queste singolarità, devo peraltro sottolineare, per onestà intellettuale – ha aggiunto Crimi – che beneficiano della contribuzione diretta prevalentemente piccoli quotidiani e periodici fortemente radicati nelle diverse realtà territoriali del nostro paese. Si tratta di aziende comunque vitali e presenti nei mercati di rispettivo riferimento, le copie vendute da queste aziende su base annua sono oltre 95.000.000, che, a fronte di un contributo relativamente modesto, offrono una informazione professionale che coinvolge significative fasce di popolazione impiegando oltre 1600 fra giornalisti e poligrafici regolarmente assunti e retribuiti sulla base dei vigenti contratti nazionali.

“L’intervento organico che intendo promuovere, con il consenso di tutto il Governo cercherà di tenere conto di questo network costituito dalle piccole realtà editoriali che promuovono l’informazione professionale sul territorio, senza tuttavia sottrarle all’esigenza di assecondare l’onda lunga dell’innovazione”.

“Non vi nascondo – ha detto ancor il sottosegretario – che la dinamica storica della contribuzione pubblica costituisce testimonianza obiettiva del fatto che i “fasti” del passato sono ormai un mero ricordo”. “L’accesso alla contribuzione è ora soggetto a griglie più rigide, sia per quanto attiene ai vincoli contrattuali per i giornalisti, sia per quel che concerne il rapporto tra copie diffuse e copie effettivamente vendute. Ma questo intervento, volto a sostenere l’offerta di informazione, non ci appare ancora sufficiente poiché mira a sostenere singole aziende editoriali ma non si propone, a mio avviso, come efficace strumento per traghettare il sistema della carta stampata verso i nuovi orizzonti dell’informazione digitalizzata e condivisa”. C’è da dire che l’insieme dei contributi diretti e soprattutto delle molteplici forme di contributi indiretti “non è stata proficuamente utilizzata dagli operatori per un corretto accompagnamento verso le nuove frontiere dell’innovazione. “E’ comunque mia intenzione – ha aggiunto – proporre a codesta Commissione parlamentare e alla analoga in Senato, una riflessione sul trasferimento del contributo dall’editore al sistema editoria, nel suo complesso, privilegiando la domanda anziché l’offerta, immaginando interventi volti a sostenere la ricerca di informazione di qualità. Spostare i contributi dal sostegno diretto agli editori, al cittadino che decide di acquistare un abbonamento ad un quotidiano. E’ possibile modulare tale intervento, individuando un target di fruitori/utilizzatori (giovani, studenti, anziani) oppure un target di prodotti editoriali (ad. Esempio quelli che soddisfano i già rigidi requisiti per l’accesso alla contribuzione diretta) e nelle modalità (sconto applicato dall’editore, contributo diretto, voucher, detrazione d’imposta).

Vito Crimi (Foto ANSA/ORIETTA SCARDINO)

 

“Bisogna creare le condizioni affinchè si possa sviluppare nel sistema italiano un’editoria indipendente favorendo quelle attività editoriali che ottemperano a particolari oneri di trasparenza quanto ai loro collegamenti verso settori industriali estranei a quelli dell’informazione pura”, ha detto ancora, spiegando che il Governo punta poi a “introdurre l’obbligo per gli editori di indicare all’Agcom con chiarezza l’assetto proprietario completo, la effettiva titolarità” e a “porre un limite nella concentrazione di testate giornalistiche così da salvaguardare il pluralismo” dell’informazione.

Nel suo intervento Crimi ha parlato anche del precariato nel giornalismo e la tutela del giornalista, costretto a fare i conti con le querele per diffamazione presentate a scopo intimidatorio. “Sono in attesa dell’autoriforma annunciata, che è in seno di esame all’Ordine stesso dei giornalisti, per valutarne gli effetti prima di prendere iniziative sul tema”.

Nella riforma dell’editoria va posta attenzione all’intera “filiera”, compresi i tetti alla raccolta pubblicitaria. “Le inserzioni pubblicitarie sono la principale fonte di introito per la maggior parte delle testate, e in questa direzione si muove il regolamento, appena pubblicato, che avvia il credito d’imposta per le aziende che incrementano le proprie inserzioni pubblicitarie, un sistema che privilegia le piccole aziende locali e le start up e le testate locali”. “In questo senso – ha aggiunto – va rivisto anche il sistema dei tetti della raccolta pubblicitaria, ma anche la trasparenza degli inserzionisti. E’ innegabile che a volte alcuni inserzionisti svolgono un ruolo essenziale nelle fonti di finanziamento di un prodotto editoriale, attribuendo agli stessi inserzionisti una facoltà, indiretta, di controllo sulla testata, con la semplice minaccia di far venir meno il proprio apporto finanziario. Ancor più grave quando a esercitare questo potere indiretto sono aziende di stato”, ha concluso.

Parlando del ruolo delle edicole Crimi ha spiegato che potrebbero essere trasformate in “luoghi di primo accesso ai servizi della PA”. Secondo il sottosegretario, la rete degli edicolanti potrebbe essere giudicato come “l’anello debole” della filiera dell’editoria. “Una preziosa rete distribuita nel territorio che ha dovuto sottostare agli obblighi derivanti da un mercato regolato, obblighi che ancora gravano su di essi ma che non rispondono più ad una logica conseguenza dell’esclusiva che hanno gradualmente perso”. “Occorre ripensare ad una serie di interventi per valorizzare questa rete – ha osservato – spesso presente nei luoghi più reconditi, trasformandoli in punti di servizio, in luoghi di primo accesso da parte dei cittadini a servizi della Pubblica Amministrazione. E’ anche immaginabile un loro coinvolgimento in quel processo di formazione delle nuove generazioni al valore di una informazione di qualità con progetti che li vedano coinvolti insieme alle scuole nella formazione”.

Inevitabile poi anche un riferimento alla situazione delle agenzie di stampa e al loro rapporto con la pubblica amministrazione. Per Crimi “l’anomalia che si è verificata negli anni passati è che il principale cliente fosse lo Stato”. “Il mio impegno per la legislatura sarà incentrato, mantenendo fermo l’obiettivo di garantire la qualità di una informazione primaria autorevole, indipendente e professionale, sulla verifica dell’adeguatezza dello strumento concorrenziale come idoneo mezzo di selezione in ragione della peculiare natura dei servizi di agenzia ovvero se sia opportuno, attraverso un eventuale intervento normativo, prefigurare un meccanismo mediante il quale le agenzie siano stimolate a porre in essere piani industriali basati in primis sullo sviluppo del digitale, in grado di accrescerne la capacità di stare sul mercato”, ha spiegato.

“Qualunque intervento volto a modificare il sostegno all’editoria, avrà una tempistica che consenta alle imprese di adeguarsi, non si dirà ‘da domani si fa questo’; voglio evitare shock, tutto sarà graduato e reso indolore”, ha ribadito ancora Crimi, che a margine dell’audizione ha anche aggiunto “Vogliamo gradualmente far sparire il finanziamento pubblico, che non fa bene all’informazione”.

Si tratta di “un primo passo” per avere un'”informazione di qualità”.