Rai: commenti post Vigilanza. Paragone (M5S): un no al cambiamento. Anzaldi (Pd): via Foa o partono ricorsi. Gasparri (Fi): metodo sbagliato

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Raffica di commenti politici dopo lo stop della Commissione di Vigilanza alla nomina di Marcello Foa alla presidenza Rai

“Volevamo la Rai del cambiamento, l’opposizione ha detto no”, è stato il primo commento di Gianluigi Paragone, capogruppo M5S in Vigilanza Rai. “Tenete conto che l’azienda aveva già scelto il suo presidente, qualcuno ha frenato il cambiamento”, ha spiegato ancora il giornalista. “Forza Italia e Pd hanno votato allo stesso modo, cioè non hanno ritirato la scheda, quindi è una scelta loro, una scelta politica”. “Evidentemente il patto del Nazzareno regge sulle televisioni”.

Gianluigi Paragone (foto ANSA/ MASSIMO PERCOSSI)

“Penso che Foa debba restare e mi auguro che non si dimetta”, ha aggiunto ancora. “E’ incredibile come si faccia una polemica fortissima sulla figura del presidente che ha poteri decisamente inferiori rispetto all’amministratore delegato su cui non ci sono stati problemi”, ha poi rilevato, rimarcando come la polemica stessa su Foa riguardi il fatto che “rappresenta, piaccia o non piaccia, un linguaggio e una visione culturale totalmente diversa rispetto a quella che finora ha abitato la Rai”. “Non fosse altro che per questa apertura di linguaggio, per questa garanzia di linguaggi che rappresenta, mi auguro che rimanga nel Cda e che diventi presidente in una seconda valutazione che farà la Vigilanza. Questo è un esercizio retorico che mi permetto di compiere”. “Adesso, ha poi specificato riguardo alle prossime ore, “può succedere qualsiasi cosa, anche che Foa si dimetta”. “Se la questione attiene alla gestione delle riunioni del Cda si applica la regola di sempre che in attesa di una decisione ufficiale è il consigliere anziano (cioè Foa) che presiede. Se si andrà al voto lo deciderà il Cda, la Vigilanza è tenuta solo a consentire o negare le indicazioni che ci arrivano dal Cda”, ha concluso.

“Siamo dispiaciuti dell’asse Pd-Fi che cerca di fermare il cambiamento, sia del Paese che della Rai. Dal Pd non ci aspettiamo nulla, con Fi invece siamo pronti a confrontarci perché sicuri che anche la Rai abbia bisogno di aria nuova, cambiamento, qualità e meritocrazia”, hanno dichiarato in una nota congiunta il capogruppo Lega alla Camera Riccardo Molinari e il capogruppo Lega al Senato Massimiliano Romeo. “Siamo convinti che i fraintendimenti di questi giorni sul metodo, più che sul merito, possano essere superati perché le qualità di Marcello Foa, come uomo e giornalista libero e corretto sono universalmente riconosciute e apprezzate”.

“La norma sul presidente della Rai è chiara. E’ una figura di garanzia e nasce da un’intesa tra maggioranza e opposizione. In questo caso non c’è stata neanche la ricerca, non solo l’intesa, abbiamo voluto renderlo evidente”. Lo ha detto Antonello Giacomelli (Pd), all’uscita del voto in commissione di Vigilanza – di cui è vicepresidente -, spiegando il perchè della scelta da parte del suo partito di non partecipare al voto. “E’ una modalità tecnica per rendere evidente che c’era stata una violazione anche nel rapporto fra maggioranza e opposizione”.

Antonello Giacomelli (Foto ANSA/ FABIO FRUSTACI)

“Mi pare che dopo l’annuncio così strombazzato da parte del governo questa sia una risposta chiara da parte dell’organo di vigilanza del Parlamento” ha aggiunto. E se il governo mantenesse in questa carica Foa? “Capisco che in genere la tentazione di Salvini è saltare le regole, ma non è semplicissimo farlo sempre. Il candidato votato dal cda diventa presidente solo con il voto della Vigilanza. Il consigliere anziano può solo riconvocare il Cda con all’ordine del giorno l’elezione del nuovo presidente. Oltretutto, al di là delle regole, francamente non si capisce il senso di una forzatura così eclatante su un ruolo che per definizione, da sempre è un ruolo di garanzia”, ha concluso.

“Foa è stato strumentalizzato e lo hanno messo in un tritacarne senza motivo, sapendo che i numeri non potevano permettere la ratifica della sua nomina in Vigilanza”, ha detto invece Michele Anzaldi, deputato Pd, al termine della votazione, ricordando che già in diverse occasioni aveva segnalato, mettendolo anche per iscritto, che “in Commissione l’opposizione ha altri numeri rispetto a quelli parlamentari”. “Adesso l’unica strada concreta che vedo possibile è che si chieda scusa a Foa e lo si faccia dimettere, trovando poi un nuovo nome effettivamente di garanzia”. “Attualmente – ha rimarcato Anzaldi – non vedo nel Cda un profilo che possa essere votato dalla maggioranza qualificata della vigilanza”.

In un post su Facebook Anzaldi successivamente ha fatto intendere che le posizioni del Pd nei confronti della scelta di Lega e M5S non si ammorbidiranno. “Foa non è presidente Rai, l’abuso è stato bloccato. Se pensano davvero di asserragliarsi dentro a Viale Mazzini con una nomina illegittima e illegale, nascondendosi dietro l’inesistente formula del ‘presidente anziano’ e magari dandogli illegittimamente anche un super stipendio, procederemo per tutte le vie, a partire dai ricorsi al Tar e al Presidente della Repubblica”.

“Da ora in avanti, se Foa pensa davvero -di presiedere abusivamente la Rai, qualsiasi atto approvato dal Cda potrà essere invalidato e dichiarato nullo”, ha scritto ancora aggiungendo che “con la bocciatura della commissione di Vigilanza la votazione del Cda perde ogni valore”.

Federico Fornaro (Foto ANSA/ MASSIMO PERCOSSI)

“Le opposizioni non hanno partecipato al voto tranne il presidente Barachini che per correttezza istituzionale ha votato scheda bianca. Ci sono i precedenti, non è il primo presidente che non ha ottenuto i voti della Vigilanza”, ha detto invece Federico Fornaro (LeU) all’uscita dal voto. “La nomina del presidente Foasarebbe stata efficace solo con il voto della Vigilanza. Siccome questa non ha dato il suo voto, non è efficace, non è presidente della Rai”. “E’ evidente – ha aggiunto – che il cda debba prendere atto del voto della Vigilanza e nominare un altro presidente. Non si cerchino trucchetti con consiglieri anziani o cose di questo genere. La norma è chiara ed evidente e ci sono i precedenti”.

“Il metodo è stato sbagliato, il candidato è stato bocciato. Pertanto va cambiato. La procedura è chiara, ce ne vuole un altro”, ha detto invece Maurizio Gasparri (Forza Italia) per spiegare l’astensione dal voto in commissione di vigilanza Rai. “Noi abbiamo seguito la procedura”, ha ribadito, rilevando come il suo partito abbia “contestato il metodo”. “Non siamo nemmeno entrati sulla persona”. “Il quorum dei 2/3 che io ho introdotto in legge anticamente è un quorum alto che spinge le parti a parlarsi per trovare una soluzione di garanzia ampia per tutti. Si è ignorato il metodo che il quorum comporta, cioè il parlarsi”, ha ribadito, sostenendo anche che al momento “fare il totonomi sarebbe la cosa peggiore del mondo”. Quanto alla possibilità che Foa resti in cda, “l’esito della votazione è stato chiaro – ha chiosato Gasparri – ignorarlo mi sembra impossibile”.

Maurizio Gasparri (Foto ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)

“Foa non ha ottenuto il voto dei 2/3 in Commissione di Vigilanza e ora Fi chiede di procedere nel modo virtuoso indicato dalla legge che prevede che il presidente Rai debba essere una figura di garanzia, quindi inclusiva e condivisa”, è stato invece il primo commento di Giorgio Mulè, portavoce unico dei gruppi di Camera e Senato di Fi. “Quello che è successo è un incidente di percorso, da parte di un alleato storico del centro destra”.