Google punta di nuovo alla Cina. Mountain View sta valutando l’ipotesi di rilanciare il suo motore di ricerca nel paese, in una mossa che potrebbe indicare come abbia deciso in qualche modo di piegarsi alla censura che l’aveva spinta ad abbandonare la Cina otto anni fa.
Secondo indiscrezioni riportate da The Intercept, l’app di ricerca messa a punto da Big G segue strettamente la censura di Pechino, bloccando chiavi di ricerca e fonti non gradite al governo cinese incluse in una ‘black list’, come siti sui diritti umani, la democrazia, la religione e le proteste pacifiche. Tra i contenuti banditi ci sarebbero, ad esempio, quelli di Bbc News e Wikipedia. La censura dovrebbe riguardare non solo testi, ma anche immagini e suggerimenti.

Il motore di ricerca individuerebbe automaticamente i termini da oscurare, ed escluderebbe i risultati proibiti dai risultati. Il tutto accompagnato da un avviso: “Alcuni risultati potrebbero essere stati rimossi per requisiti statutari”.
Il progetto, nome in codice di Dragonfly, al quale Google sta lavorando dal 2017,sarebbe già stato presentato alle autorità cinesi e in caso di via libera potrebbe essere attivo entro sei-nove mesi. Ma dalla Cina al momento arrivano smentite.