“Marcello Foa come consigliere anziano può esclusivamente convocare, e con urgenza, il consiglio di amministrazione per dare finalmente alla Rai un presidente di garanzia. Un qualunque altro atto che andasse oltre sarebbe una frode della legge e una usurpazione delle attribuzioni della Commissione di Vigilanza. L’autoproclamazione come ‘coordinatore’ del cda, figura non prevista da alcuna norma, più che una furbata lessicale è uno sfregio al Parlamento”. Lo sostengono Fnsi e Usigrai, commentando le dichiarazioni rilasciate da Foa dopo il Cda Rai di questa mattina, dicendosi pronti a impugnare atti illegittimi del cda.

“Questo è ancor più vero dopo la bocciatura di Foa da parte della Vigilanza Rai, unico organismo politico titolato a rendere efficace la nomina del Presidente, legittimandone il pieno esercizio delle funzioni, in attuazione dei principi costituzionali di autonomia ed indipendenza del Servizio Pubblico radiotelevisivo dal Governo”, scrivono le sigle sindacali, annunciando appunto di aver “costituito un osservatorio legale per monitorare le attività del CdA, pronti a impugnare atti illegittimi”.
“Quanto sta accadendo in questi giorni conferma la volontà del governo di occupare, come e più del passato, la Rai, e quindi l’urgenza di una norma che liberi in maniera definitiva il Servizio Pubblico”, hanno concluso.
La nota delle due sigle sindacali non è l’unico commento alla situazione in cui si trova il Cda Rai e alle parole di Foa.
“Il cda Rai non sarà legittimamente costituito e in carica finché non sarà nominato un presidente che entri formalmente nelle proprie funzioni attraverso il voto favorevole dei 2/3 della Vigilanza Rai. Quanto alla circostanza che Foa possa comunque presiedere il cda, secondo il diritto e la prassi che in assenza di un presidente e di un vicepresidente un cda sia presieduto dal consigliere anziano, in questo caso non si applica, poiché la commissione di Vigilanza non ha dato il proprio assenso proprio al fatto che il consigliere Foa sia presidente e quindi possa presiedere il consiglio”. ha commentato su Facebook, Michele Anzaldi, segretario della commissione di Vigilanza Rai.
“Diverso sarebbe stato il caso in cui il consigliere anziano non coincidesse con la persona cui la commissione non ha dato il proprio placet a essere e fare il presidente. Siamo dunque di fronte ad una palese situazione di illegittimità, pertanto se davvero i consiglieri appena nominati intendono riunirsi per prendere decisioni aziendali diverse dalla nomina di un nuovo presidente, come ad esempio nomine di direttori o decisioni di interim, rischiano di pagare personalmente”.
“Basta rileggere la sentenza della Corte dei Conti che ha condannato alcuni loro predecessori a risarcire 11 milioni di euro per l’irregolare nomina di Alfredo Meocci, imposta anche in quel caso dal governo e dalla politica contro regole e leggi, come accade oggi con Marcello Foa. La Corte in quel caso parlò di ‘manifestazione di una volontà pervicacemente e supinamente adesiva alla volontà politica’”, ha concluso.
“Se sono vere le dichiarazioni riportate dalle agenzie, il consigliere Foa non ha molto chiare le norme che regolano la Rai ed il servizio pubblico”, ha commentato Antonello Giacomelli, vice presidente della commissione di Vigilanza Rai.
“Non è in alcun modo compito dell’azionista, da cui lui dice di continuare ad attendere indicazioni, entrare nel merito della elezione del presidente della Rai. Il governo indica l’amministratore delegato non il presidente. La legge attribuisce esclusivamente al cda il compito di nominare il presidente (che diventa tale solo con il voto di 2/3 della vigilanza) e non prevede alcun ruolo diretto dell’azionista. Come consigliere anziano il suo compito è quindi quello e solo quello di convocare il consiglio con un solo punto all’ordine del giorno: la presa d’atto della pronuncia negativa della vigilanza sul suo nome e la elezione di un nuovo presidente”.
“È necessario che l’azienda abbia finalmente gli organi correttamente costituiti ed in grado di operare nella pienezza delle loro funzioni. E che si metta fine, ha concluso, a questa sorta di patetica ed incresciosa guerra al Parlamento, alle regole ed agli interessi del servizio pubblico”.

“Se l’occupazione abusiva di Marcello Foa in Rai continuerà, siamo pronti a chiedere al Capo dello Stato di riceverci. Le prerogative del Parlamento nella effettività della carica di presidente sono chiare, e il governo M5S e Lega le sta stravolgendo. Si deve procedere subito ad una nuova candidatura che passi dal Cda e venga votata dalla Vigilanza”, ha detto invece il capogruppo del Pd a Palazzo Madama Andrea Marcucci.
“L’arroganza di Foa è senza limiti. Il presidente della Rai entra in carica con il voto della Vigilanza, è il Parlamento che decide. Foa non deve aspettare nessun azionista. La sua candidatura è stata bocciata, non gli resta che dimettersi”. Così Davide Faraone, capogruppo dem in commissione di Vigilanza Rai, commenta le prime affermazioni di Marcello Foa.

“Dopo la forzatura su Foa ora il CDA della RAI va convocato solo per eleggere un Presidente, che deve essere di garanzia. Convocarlo per altre nomine e atti di spesa, come avvenuto oggi, è illegittimo e dannoso per l’azienda. Che poi a presiederlo sia lo stesso Foa bocciato dalla Commissione di Vigilanza è gravissimo. La misura è colma. Mi chiedo se il Presidente Fico così ciarliere nei suoi cinque anni di presidenza della Vigilanza abbia perso la lingua ora che dovrebbe difendere la Rai, le istituzioni, la Vigilanza stessa”, ha detto Roberto Rampi, sentire Pd, Responsabile Nazionale Cultura ed Editoria.
“Dopo il voto della Commissione di Vigilanza, il consiglio d’Amministrazione della Rai si riunisca senza indugio e nomini il Presidente dell’azienda. La Rai non può rimanere senza Presidente perché Marcello Foa oggi è un consigliere d’amministrazione come gli altri”, ha rilevato invece Federico Fornaro, componente della commissione parlamentare di Vigilanza Rai, in quota Leu.
“Non esistono alternative per rispettare la legge, consentendo alla Commissione di Vigilanza Rai di esprimere il suo parere obbligatorio sulla nomina. Continuare a perdere strumentalmente tempo significherebbe violare nei fatti la legge con tutte le conseguenze del caso”.