Il voto all’unanimità del consiglio di amministrazione dell’Ansa ha formalizzato la nomina ad amministratore delegato dell’agenzia di Stefano De Alessandri, il candidato caldeggiato dal presidente Giulio Anselmi, e che prende il posto di Giuseppe Cerbone passato a capo del Gruppo 24 Ore.
De Alessandri torna così in prima fila nel mondo editoriale dove ha passato gran parte della sua storia professionale, dopo la parentesi di quasi cinque anni in cui è stato partner di Ernst & Young con incarichi di membro del Mediterranean Leadership Team, di responsabile del Business Development per l’area l’area MED (Italia, Spagna e Portogallo) e di coordinatore dell’EY Senior Advisory Board.

Laureato in Bocconi, De Alessandri entra nel business dei media nel 1987. Dopo un paio d’anni a Publitalia imbocca quella che si sarebbe rivelata la strada giusta per lui. L’esordio è nell’89 alla Rizzoli con l’incarico di assistente di Gianni D’Angelo, un uomo di editoria che di talenti ne ha allevati più d’uno, all’epoca direttore delle strategie e dello sviluppo internazionali. Nel ’92 e nel ’93 De Alessandri è direttore marketing delle attività internazionali. Poi accetta la proposta di Gianni Vallardi di passare alla Rcs Periodici come direttore marketing degli specializzati. Nel ’96, con D’Angelo direttore generale della Rcs Periodici, diventa editore incaricato degli specializzati, poi anche dei maschili e dei familiari.
Il suo percorso in Rizzoli si conclude nel luglio del ’99, quando Giampaolo Grandi lo chiama alla Condé Nast come editore incaricato dei periodici di consumo, per poi promuoverlo nel 2001 vice direttore generale di questa area. Qui De Alessandri segue il lancio di Gq; assimila quella cultura editoriale che unisce la presa diretta col business a una grande attenzione alla qualità; impara a gestire le testate secondo una modalità internazionale.
Nel 2003 è la volta della Gruner+Jahr/Mondadori: Philippe Guesdon, che ha guidato la casa editrice per 14 anni fin dalla sua nascita in Italia, lascia l’incarico e il 26 maggio viene sostituito da De Alessandri che per la prima volta ha la responsabilità di gestione a tutto tondo, avendo come referenti Nini Briglia per la Mondadori, e Axel Ganz per la Gruner+Jahr.
Due anni dopo, quando i francesi di Lagardère Active sono alla ricerca di un manager italiano che prenda il posto di Bernard Mellano come amministratore delegato di Hachette Rusconi, la scelta cade su De Alessandri, che arriva in Viale Sarca nel settembre 2005. Nel giro di quattro mesi riorganizza la casa editrice, rinnova la prima linea, istituisce un comitato esecutivo di cui fanno parte otto dirigenti che lo affianca nella gestione, nomina due direttori di divisione. In poche parole, introduce in Hachette Rusconi un modello più attuale e dinamico di gestione, che ha lo scopo di valorizzare ulteriormente i brand del gruppo e allo stesso tempo di fare sviluppo nel digitale, business in cui i francesi già all’epoca stavano investendo con decisione. Ed è questo modello di gestione e di relazioni interne, che si è dimostrato di buona solidità anche negli ultimi due anni di nerissima crisi dell’editoria, l’eredità più importante che De Alessandri lascia a chi prenderà il suo posto, quando decide di lasciare per assumere la direzione generale dei periodici Italia della Mondadori.
I grandi capi di Lagardère Active, colti del tutto di sorpresa dalla decisione di Stefano De Alessandri di lasciare il posto di amministratore delegato di Hachette Rusconi non la prendono bene, ma per De Alessandri, all’epoca cinquantenne con 20 di carriera nel mondo dell’editoria periodica di cui è considerato uno dei maggiori esperti, la proposta di Maurizio Costa, con cui ha già lavorato quando era amministratore delegato della Gruner+Jahr/Mondadori, è irresistibile: arrivata in un momento in cui il gruppo di Segrate sta mostrando impegno e vitalità nell’affrontare la sfida dell’integrazione con il digitale.
E la strada che De Alessandri vuole sviluppare è di raccogliere intorno ai brand giornalistici importanti, che “si sono affermati negli anni perché riescono a raccogliere intorno ai propri valori una comunità centrata su passioni o sul desiderio d’informarsi, il motore per ampliare la loro attività secondo un modello che integra carta, digitale ed eventi sotto ogni forma”. Così tutti i periodici Mondadori uno dopo l’altro vengono rivisti e rinnovati. In questi anni assume anche l’incarico di presidente dei periodici in Fieg dove ha modo di lavorare a fianco con Giulio Anselmi, presidente della Federazione editori, con cui stabilisce un rapporto di fiducia e stima che ha trovato adesso lo sbocco all’Ansa.

Nel novembre del 2012 Marina Berlusconi, presidente e Maurizio Costa ad, chiedono a Ernesto Mauri che ha ottenuto buoni successi alla Mondadori France di tornare in Italia per prendere in mano i periodici del gruppo e Stefano De Alessandri diventa presidente e ad di Mondadori International Business, e assume anche la carica di ad di Monradio. Ma dura poco: nell’estate del 2013 De Alessandri decide di lasciare il gruppo di Segrate per entrare poi a far parte della squadra di Ernst & Young.