"Di Maio augura la disoccupazione a centinaia di italiani". Direttori e giornalisti replicano al vicepremier

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“Di Maio si è augurato la chiusura del gruppo Gedi che da due anni è il più grande gruppo editoriale in Italia ovvero tecnicamente si è augurato che perdano il lavoro centinaia, non solamente di giornalisti, ma anche di tecnici poligrafici e dipendenti delle aziende collegate all’indotto di questo gruppo che racchiude sedici quotidiani”. Così è intervenuto ai microfoni di La7 durante la trasmissione Omnibus il direttore de La Stampa Maurizio Molinari in merito all’attacco del vicepremier Luigi Di Maio rivolto contro la stampa e i giornalisti Gedi. Fatto che ha già scatenato una pioggia di reazioni a sostegno del gruppo da parte dei Cdr di diverse testate e anche dalla politica.


“Quanto all’affermazione che i giornali stanno morendo – ha aggiunto Molinari -, si tratta di un dato in contrasto con la trasformazione editoriale in atto, che vede la moltiplicazione delle forme e dei contenuti, un processo in corso in tutte le democrazie”.
E conclude Molinari: Di Maio “nel primo caso si augura la disoccupazione di centinaia di italiani e nel secondo ha dimostrato di ignorare cosa sta avvenendo nel panorama editoriale”. “Credo sia stato un doppio scivolone e che avrà presto l’occasione di scusarsi”.
Oltre a quelle di Molinari e del direttore di Repubblica, Mario Calabresi (“esagerato dare per morta la stampa, Repubblica non ha paura“), si sono susseguite le critiche esplicite anche da parte di direttori e giornalisti, come Massimo Giannini che su Twitter ha invitato Di Maio, apostrofato come “piccolo Caudillo”, a “mettersi l’anima in pace”, perché “i giornali e il giornalismo vivranno, è il populismo digitale che morirà presto”.


Sul ruolo da ministro del Lavoro ricoperto da Di Maio puntano invece Enrico Mentana e Vittorio Feltri. “Esiste una cosa che si chiama rispetto per chi lavora, e allarma che a irriderla sia chi il lavoro dovrebbe tutelarlo”, ha scritto il direttore del Tg di la7 via Facebook.

“Un ministro del lavoro che non ha mai lavorato non può che odiare ogni mestiere”, ha twittato invece Feltri commentando Di Maio che “auspica la morte dei giornali” .


Claudio Cerasa, direttore del Foglio (che oggi in edicola apre con il titolo “L’Ombra del Ventennio”), ha twittato una “nota a margine per chi si scandalizza su Di Maio. Di Maio non è *diventato* così. Di Maio è sempre stato così. Un vaffa è per sempre”.


“Siate clementi con Di Maio”, cinguetta sarcastico Paolo Giordano. “Quando augura la chiusura a Espresso, Repubblica e Stampa, non capisce di parlare come un dittatore fascista o comunista semplicemente perché non sa neppure che sono esistiti.


Più distaccato il commento di Luca Telese, sottolineando i valori fondanti di un ordinamento repubblicano e democratico, tra i quali la libertà di stampa.


Più diplomatico Gianni Riotta che scrive: “sono certo che Primo Di Nicola, a lungo giornalista del Gruppo L’Espresso, e Emilio Carelli, già direttore di Sky Tg24, sapranno spiegare a Di Maio anche in pubblico perché sbaglia ad attaccare l’informazione”.