Un pugno di milioni di tasse dovute al fisco britannico a fronte di ricavi annui stimati in 1,3 miliardi di sterline. E’ polemica nel Regno Unito sul trattamento fiscale ultraprivilegiato di Facebook, come di altri colossi tecnologici americani che sull’isola hanno le loro basi operative europee o comunque gestiscono grandi flussi d’affari.
A dar voce alla protesta, dopo gli ultimi dati diffusi ieri, sono oggi in prima fila i giornali del gruppo Murdoch, dal Times al Sun.
Philip Hammond (Foto Ansa – EPA/WILL OLIVER)Il tutto mentre si fanno largo, in vista della manovra finanziaria d’autunno, le pressioni sul cancelliere dello Scacchiere, Philip Hammond, titolare del Tesoro nel gabinetto di Theresa May, per una specifica ‘tassa digitale’ per i giganti dell’hi-tech. Un’ipotesi più volte ventilata di recente, ma finora rimasta sulla carta.
Il conto presentato dall’omologo britannico dell’agenzia delle entrate nei confronti di Facebook per il 2017 si è triplicato in un anno, da oltre 5 a poco più di 15 milioni di sterline. Ma resta “risibile” rispetto ai profitti – come notano vari esponenti politici e osservatori citati da media del Regno – grazie alle generose norme su misura strappate ai governi conservatori di Londra al potere dal 2010. Tanto più che nella realtà, la società di Mark Zuckerberg non è chiamata a versare più di 7,4 milioni anche a questo giro, avendo accumulato più di 8 milioni di esenzioni attraverso il meccanismo del trasferimento di quote azionarie sparpagliate a un po’ di dipendenti.