Rai, Salini: la sfida è coniugare servizio universale e innovazione; la contrazione delle risorse da canone e adv può impoverire l’offerta dtt
La “vera sfida per Rai” in questa fase di transizione verso lo standard DVB-T2 sarà quella di “coniugare
servizio universale e innovazione“. Lo ha detto l’ad Rai, Fabrizio Salini, intervenendo al convegno promosso da Agcom sul digitale terrestre.
“Dovremo diversificare la nostra offerta – ha aggiunto Salini – per seguire le nuove modalità di fruizione e gli stili di consumo e, allo stesso tempo, difendere la nostra leadership tecnologica, che rappresenta uno strumento di modernizzazione per l’intero comparto audiovisivo italiano. Investimenti in produzioni come ‘I Medici’ e in servizi come Rai Play, si muovono ad esempio in questa direzione”.

Fabrizio Salini (Foto ANSA / ETTORE FERRARI)
“Dovremo inoltre – ha proseguito Salini – essere in grado di cogliere le opportunità legate allo sviluppo della tecnologia 5G, costruire reti di servizi innovativi e proiettare la comunicazione verso la realtà aumentata e la realtà virtuale ad esempio in settori come l’Educational o lo Sport. La Rai dovrà quindi dotarsi di una strategia multipiattaforma basata su un posizionamento ‘dinamico’, ovvero ricercare l’innovazione su tutte le piattaforme, esprimere la propria dimensione di servizio pubblico sia nell’offerta lineare che on demand, mirando al contempo all’universalità e alla personalizzazione del servizio. Non possiamo lasciare indietro nessuno”.
Salini ha sottolineato come “con l’avvento del nuovo sistema tutta l’offerta della Rai dovrà essere trasmettibile in HD (ed eventualmente in Ultra HD), senza limitazioni di sorta”. E, “in questa prospettiva – ha aggiunto – appare indispensabile che, al più presto, venga indicato per legge uno switch-off tecnologico, che spinga il mercato ad adottare obbligatoriamente, nel 2022, in tutte le case, esclusivamente lo standard DVB-T2/HEVC“.
“Occorre, in pratica, rendere più fluidi i processi di transizione tecnologica senza tuttavia rischiare di far perdere valore al mercato e agli operatori (che con una capacità trasmissiva non adeguata non potranno valorizzare al massimo la multicanalità e servizi come l’HD) e, cosa ancora più importante, creare eventuali disagi ai cittadini”.
“Solo a queste condizioni la Rai potrà continuare a proporre tutta la propria offerta di programmi e servizi con una qualità adeguata e seguire a fronteggiare la concorrenza degli operatori privati (anche quella degli OTT)”.
Salini ha anche spiegato che attualmente “la platea televisiva di riferimento è ancora principalmente quella della piattaforma terrestre, che è però fondata su ricavi che provengono quasi esclusivamente dalla pubblicità e dal canone”. “Il problema delle risorse – ha aggiunto – è molto legato allo sviluppo delle
piattaforme ed è un aspetto non banale se consideriamo che in Europa i ricavi da abbonamenti valgono già quasi la metà dei ricavi globali del sistema, raggiungendo in pratica i ricavi da pubblicità e canone
messi assieme“.
“Nel prossimo futuro – ha proseguito l’ad di Viale Mazzini – un progressivo ridimensionamento delle risorse che derivano dalla pubblicità e dal canone potrebbero, quindi, creare maggiore competizione tra piattaforme, alzare il costo di alcuni diritti pregiati e impoverire l’offerta dei contenuti della piattaforma
terrestre. Per la Rai, come per tutte le TV pubbliche europee, ci saranno sicuramente ricadute sugli investimenti in tecnologie e contenuti. Occorrerà, di conseguenza, individuare per tempo una nuova
cornice strategica e operativa in cui collocare i valori e gli obiettivi di servizio pubblico”.
“Nel nuovo Piano Industriale ed Editoriale che la Rai si appresta a definire, questi aspetti saranno tenuti in grande considerazione”, ha concluso. (AdnKronos)