Nyt: Facebook ignorò allarmi su dati e interferenze e cercò di sviare l'attenzione dai suoi problemi con azioni mirate

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Proprio mentre sembravano stemperarsi le polemiche sullo scandalo dei dati e le interferenze russe, un’inchiesta del New York Times riporta Facebook nella bufera, puntando dritta il dito contro i vertici della società, Mark Zuckerberg e Sheryl Sandberg. Secondo il quotidiano, l’amministratore delegato e la chief operating officer del social non solo hanno ignorato i segnali di allarme sui russi e su Cambridge Analytica, ma hanno poi ripetutamente negato, arrivando a sviare l’attenzione dai problemi della società alimentando la disinformazione. “In alcuni dei momenti critici negli ultimi tre anni erano distratti da progetti personali, passavano le decisioni sulla sicurezza e quelle riguardanti la politica a dei sottoposti”, ha scritto il quotidiano sulla base di interviste a dipendenti ed ex dipendenti di Menlo Park. Insomma, erano troppo concentrati sulla crescita e hanno quindi trascurato alcuni aspetti chiave del boom della società.

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Mark Zuckerberg (Foto Ansa-Ap)

Facebook ha respinto le accuse. “Semplicemente false”, ha detto Zuckerberg, mentre il cda del social, pur ammettendo di essere stata lenta ad affrontare alcune problematiche, ha messo in evidenza i passi in avanti compiuti nei controlli. “E’ stato un momento difficile per Facebook e tutto il management è stato concentrato ad affrontare i problemi. Stiamo lavorando duro per assicurarci che il pubblico trovi i nostri prodotti utili e per assicurarci di essere in grado di tutelare la nostra comunità dai cattivi”, hanno scritto, ritenendo però “ingiusto” suggerire che i manager fossero a conoscenza dei problemi.
Ovvie le reazioni, anche politiche, a cominciare da Donald Trump, che ha attaccato Facebook con Google e Twitter di essere la “vera collusione” con i loro pregiudizi a favore dei democratici.  In Congresso tornano a moltiplicarsi le richieste per maggiori controlli e indagini sulla società. Per Marc Benioff, amministratore delegato di Salesforce, Facebook “sono le nuove sigarette”.
Critiche anche da Open Society Foundations, organizzazione no-profit del miliardario George Soros, che sarebbe stato tra le vittime di una campagna orchestrata da Facebook per sviare l’attenzione sui suoi problemi interni. Sapere che Facebook “ha avuto un ruolo attivo nel promuovere queste distorsioni va oltre ogni limite”, avrebbe scritto Patrick Gaspard, presidente di Open Society Foundations, in una lettera a Sheryl Sandberg, mettendo in evidenza come gli sforzi del social in questo senso rientravano in una “strategia deliberata per distrarre” l’attenzione dalla società. I metodi di Facebook “minacciano i valori che sono alla base della democrazia”, ha concluso.