Mattarella: informazione bene pubblico di rilevanza costituzionale. Serve impegno comune per coniugare innovazione con pluralismo e trasparenza

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“Strumento primario di conoscenza e di valutazione critica, il bene pubblico dell’informazione, oggetto di una qualificata attenzione da parte dell’Autorità, rientra nel novero dei diritti di rilevanza costituzionale, strettamente correlato ad altri principi fondamentali riconosciuti dal nostro ordinamento”. Lo scrive il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel messaggio inviato al Presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, Angelo Marcello Cardani, in occasione del seminario dal titolo ‘Giornalismi nella società della disinformazione’, nella sede della Fnsi a Roma.

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella (Foto ANSA/UFFICIO STAMPA/PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA)

“Dinanzi alle note criticità che hanno investito il sistema dei media”, ha continuato, “è essenziale un impegno collettivo per coniugare l’innovazione con i valori del pluralismo, della trasparenza, del confronto e della veridicità dei contenuti, a garanzia di una autentica informazione di qualità a presidio della democrazia”.
“Oggi purtroppo nessun bene è garantito, bisogna guadagnarsi credibilità e autorevolezza nel lavoro quotidiano, ispirandosi ai valori del passato, ma parlando con i linguaggi degli utenti comprese le cosiddette periferie sociali”, è stato invece il messaggio che il commissario Agcom, Mario Morcellini. Secondo Morcellini “è fondamentale far capire all’opinione pubblica e ai giornalisti che l’informazione è uno dei beni difesi dall’Autorità”.
 


“Il cambiamento che il Paese ha avuto è stato troppo accelerato e insufficientemente raccontato, sia dai sociologi e dagli studiosi che dagli stessi giornalisti”, ha rilevato il commissario, sottolineando come “giornalismo significhi far compagnia alle persone nel processo del cambiamento, mettere in campo testi, sostegni e soprattutto dati, che mancano particolarmente, che aiutino le persone a rendere meno amaro e compulsivo il processo del cambiamento. Questo lavoro – ha concluso – il giornalismo non sempre è in grado di farlo perchè ovviamente la preparazione è stata per una stagione diversa”.
Al convegno, quinto appuntamento organizzato per il ventennale dell’Agcom, tra gli altri sono intervenuti anche Carlo Verna, presidente dell’Ordine dei Giornalisti, e Fabrizio Carotti, direttore generale della Fieg. “Finché ci sarà un presidente come Mattarella, in Italia la libertà di stampa non è a rischio ma sta subendo un cannoneggiamento al quale reagiremo”, ha detto Verna.
“Oggi una parte del governo si appalesa con molta evidenza come un avversario della libertà di stampa. Ci sono stati tanti attacchi, ma insulti di quel tipo da un ministro della Repubblica non se n’erano mai ricevuti. A quelli seguono altre provocazioni a cui risponderemo. È pressappochezza o volontà di destrutturare un sistema che attraversa un momento difficile?”, ha aggiunto il presidente Cnog.

Carlo Verna

Questa, ha spiegato Verna è “una situazione in cui servirebbe grande serenità, ci troviamo di fronte invece a un attacco quotidiano basato sugli slogan”. Per il presidente dell’Ordine dei giornalisti, di fronte alle sfide dell’oggi, “dobbiamo mantenere l’autorevolezza nella ricerca e nel rispetto della verità, nello stare all’interno di regole. Abbiamo bisogno di nuove regole che adattino nuovi principi a vecchie esigenze” dall’applicare la par condicio anche al web, alla “questione dell’informazione generata da bot”.
Un cambiamento di prospettiva che passa per la formazione: “Abbiamo bisogno di nuovi maestri per i giornalisti del futuro”. E come Odg “proponiamo che l’Ordine dei giornalisti si chiami Ordine del giornalismo, per ribadire l’essenza della professione come garanzia per una comunità, il giornalismo come diritto del cittadino a essere correttamente informato”.
“I giornali restano l’architrave dell’informazione, anche se si può fare di più e meglio. Il ruolo degli editori è offrire le condizioni esterne strutturali affinché queste queste voci continuino ad esserci”, ha invece detto Fabrizio Carotti, intervenendo. “Alle aziende serve essere libere in un contesto di mercato e la certezza del quadro normativo”, ha aggiunto. “Le regole per tutelare un prodotto devono essere garantite, perché l’informazione di qualità necessità di risorse adeguate”.
Intervento anche per Marco Bardazzi, direttore della Comunicazione Esterna Eni. “Nelle aziende c’è grande fame di giornalismo, c’è bisogno di raccontare delle storie e avere a disposizione chi le sappia raccontare. Questa è un’opportunità  molto sfruttata all’estero e ancora poco in Italia. Ne sono esempio il New York Times che ha creato il T Brand Studio e la Bbc con il Bbc Storyworks, laboratorio di sviluppo di branded content”, ha spiegato. “Noi – ha proseguito – all’interno del gruppo Eni, ci stiamo provando con Agi, dove abbiamo rafforzato tutto ciò che riguarda la produzione giornalistica, dandogli una nuova anima e forza. Penso ad esempio al lavoro che stanno facendo sul fact-checking, ma allo stesso tempo si stanno cercando altre forme di ricavo, parola che secondo me non deve essere vietata all’interno delle redazioni. Perchè sono anche quei ricavi che permetteranno sempre di più di garantire la libertà di cui il giornalismo ha bisogno”. Secondo Bardazzi “saper raccontare le storie è un vantaggio competitivo che i giornalisti hanno e bisogna cercare di sfruttarlo. C’è – ha concluso – un mondo da esplorare. E’ chiaro che bisogna scrivere bene le regole del gioco per mantenere la differenza tra chi fa giornalismo e chi utilizza gli strumenti del giornalismo per fare un racconto che e’ a pagamento”.