Vivendi torna in pressing su Tim, chiedendo una assemblea prima del 15 febbraio e chiamando in causa direttamente il presidente Fulvio Conti. “Qualsiasi ulteriore ritardo nella convocazione dell’assemblea degli azionisti sarebbe imbarazzante per la società e per il presidente del cda Conti. E’ ormai chiaro che il vero motivo di queste assurde tattiche volte a perdere tempo riguarda il fatto che il presidente ritiene di non rappresentare più gli azionisti di Telecom nel loro complesso e cerca quindi di evitare un voto democratico ignorando ogni basilare regola di governance. Ancora una volta, Elliott e gli interessi personali, prevalgono su ciò che è giusto per la società”, ha spiegato allAnsa un portavoce della media company francese, che controlla circa il 23% di Tim. “La nuova assemblea deve essere convocata il prima possibile, come previsto dal codice civile, 30 giorni dopo il cda, e quindi prima del 15 febbraio”.

“Conti ha già mostrato in passato una mancanza di rispetto per i principi di governance che dovrebbero guidare l’azienda, orchestrando l’estromissione di Amos Genish e assumendo il ruolo di direttore esecutivo”, ha rimarcato il portavoce di Vivendi. “Ora ha il chiaro compito di rispettare la legge e salvaguardare non solo la reputazione di Telecom tra gli investitori internazionali, ma anche i suoi risultati finanziari”.
“Il ceo – ha concluso il portavoce riferendosi all’obiezione di chi procrastinerebbe l’assemblea sui revisori e la richiesta di revoca dei consiglieri a marzo – avrà l’opportunità di presentare le proprie idee per il nuovo piano industriale, quindi questo argomento non dovrebbe essere utilizzato come una scusa infondata per ritardare ulteriormente la convocazione”.