Il fondatore di WikiLeaks Julian Assange è stato arrestato all’ambasciata dell’Ecuador a Londra, dove è rifugiato dal 2012. L’arresto è giunto dopo che Quito ha revocato la concessione dell’asilo al giornalista australiano.
Il fondatore di Wikileaks é accusato dagli Usa di cospirazione con Chelsea Manning nel 2010 finalizzata alla pirateria informatica: lo ha reso noto il dipartimento di giustizia americano. Se condannato, rischia sino ad un massimo di 5 anni. I procuratori Usa accusano Assange di aver ricevuto dall’ex analista dell’intelligence Usa Chelsea Manning parte delle password dei computer della difesa americana per accedere a materiale classificato.
E secondo quanto riferisce la Cnn, i dirigenti del dipartimento di giustizia Usa prevedono di contestare ulteriori accuse contro Assange. Gli Usa infatti, come ha stabilito oggi un giudice britannico, hanno tempo sino al 12 giugno per presentare gli elementi d’accusa per l’estradizione di Assange.

“I giornalisti di tutto il mondo dovrebbero essere molto preoccupati da queste accuse penali senza precedenti”. E’ quanto afferma Barry Pollack, avvocato che rappresenta Julian Assange negli Stati Uniti, affermando che il suo cliente – arrestato oggi a Londra, sulla base di una richiesta di estradizione degli Usa, dopo che l’Ecuador gli ha ritirato l’asilo – non ha fatto altro che rendere pubbliche informazioni attraverso Wikileaks.
“Se l’atto di accusa reso pubblico oggi contro Assange parla di partecipazione a un complotto per commettere reati informatici, le vere accuse però si riferiscono all’azione tesa ad incoraggiare una fonte a fornirgli informazioni ed sforzarsi di proteggere l’identità di una fonte”, aggiunge Pollack riferendosi alle azioni tipiche dell’attività giornalistica.
Secondo le ricostruzione dei procuratori federali di Alexandria, ricorda l’Adnkronos, le interazioni tra Assange e Chelsea Manning sono avvenute dopo che l’ex analista dei servizi militari Usa aveva consegnato a Wikileaks quattro database, comprendenti 90mila documenti sulla guerra in Afghanistan, 400mila sulla guerra in Iraq e 250mila comunicazioni del dipartimento di Stato.
Assange avrebbe contattato in chat Manning chiedendogli di fornirgli altro materiale, a questo punto l’analista avrebbe chiesto aiuto per hackerare la passaword del sistema in modo che potesse entrare nella rete dove vengono conservati i file segreti del Pentagono. “Ho passato la richiesta ai miei”, avrebbe risposto Assange, secondo i procuratori.
Pronta la risposta delle rappresentanze dei giornalisti. Reporters sans frontières (Rsf) lancia un appello al Regno Unito affinché “prevalgano i principi di libertà d’espressione e di protezione del ruolo del giornalismo, in particolare, delle fonti giornalistiche, nel trattamento che verrà riservato” a Julian Assange: è quanto si legge in una nota pubblicata sul sito internet di Rsf. Per il segretario generale di Reporters sans frontières, Christophe Deloire, “prendere di mira Julian Assange a causa della divulgazione, con Wikileaks, di informazioni di interesse generale ai giornalisti (come le fughe dei cables diplomatici americani) sarebbe una misura strettamente punitiva e costituirebbe un pericoloso precedente per i giornalisti, i lanciatori d’allerta e altre fonti giornalistiche che possono essere potenzialmente perseguite negli Stati Uniti. Dinanzi ad ogni eventuale richiesta Usa di estradare Julien Assange – avverte il responsabile di Rsf – il Regno Unito deve restare su una posizione di principio e garantire la sua protezione in virtù della legislazione britannica ed europea per il suo contributo al lavoro giornalistico”.
Anche la Fnsi ha espresso solidarietà in una nota firmata da Raffaele Lorusso, segretario generale, e Giuseppe Giulietti, presidente: “ciascuno può avere il giudizio che crede su Julian Assange e sulla vicenda WikiLeaks, ma quello che non è accettabile è che ad Assange venga all’improvviso revocato l’asilo politico e che il giornalista sia stato prelevato dall’ambasciata dell’Ecuador a Londra e corra ora il rischio di essere estradato e processato negli Stati Uniti, mentre tutti coloro che hanno mentito all’opinione pubblica, falsificato documenti, truccato i dossier internazionali che portarono alla guerra in Iraq e che hanno tentato di imbavagliare la libera informazione non sono mai comparsi né mai compariranno di fronte ad alcun tribunale. La Fnsi chiederà alla Federazione internazionale dei giornalisti di aprire un’inchiesta indipendente che faccia luce su quello che è accaduto, a tutela della libertà di informazione e del diritto dei cittadini ad essere informati”.
L’Ecuador fa correre a Julian Assange “il rischio di gravi violazioni dei suoi diritti fondamentali”, ha affermato invece da Ginevra Agnès Callamard, relatrice speciale per le esecuzioni extragiudiziali o arbitrarie presso l’Ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani. Già dal febbraio 2016, ricorda l’Ansa, l’Onu è dalla parte del fondatore di Wikileaks, ossia da quando ha affermato che è stato “arbitrariamente detenuto” da Svezia e Regno Unito dal suo arresto a Londra il 7 dicembre 2010, a seguito dell’azione legale avviata contro di lui da entrambi i governi. Si tratta delle conclusioni a cui era giunto il Gruppo di lavoro sulla detenzione arbitraria.
Ci sono “la Cia” e altri poteri dietro la caccia a Julian Assange, arrestato oggi a Londra dopo che l’Ecuador gli ha revocato l’asilo nell’ambasciata: lo denuncia Wikileaks. Assange – twitta l’organizzazione da lui fondata per diffondere documenti segreti scomodi – “è un figlio, un padre, un fratello. Ha vinto decine di premi di giornalismo ed è stato nominato per il Nobel per la pace dal 2010. Ma attori potenti, inclusa la Cia, sono impegnati in un sforzo sofisticato per disumanizzarlo, delegittimarlo e imprigionarlo”.
Assange arrest video:
“The UK must resist this attempt by the Trump administration”https://t.co/fq1JGfw40u
— WikiLeaks (@wikileaks) 11 aprile 2019
“Questo è un momento buio per la libertà di stampa”. Così Edward Snowden, ex analista dell’Nsa e gola profonda del Datagate esiliato a Mosca, commenta l’arresto a Londra di Julian Assange. “Le immagini dell’ambasciatore dell’Ecuador che invita i servizi britannici nell’ambasciata per trascinare via un giornalista vincitore di premi fuori dall’edificio finiranno nei libri di storia. I critici di Assange possono esultare, ma questo è un momento buio per la libertà di stampa”, ha scritto su Twitter.
Images of Ecuador’s ambassador inviting the UK’s secret police into the embassy to drag a publisher of–like it or not–award-winning journalism out of the building are going to end up in the history books. Assange’s critics may cheer, but this is a dark moment for press freedom. https://t.co/ys1AIdh2FP
— Edward Snowden (@Snowden) 11 aprile 2019