Luigi Gubitosi, ad di Tim, ha incontrato gli analisti dopo la presentazione dei risultati trimestrali registrati dalla telco. Diversi i temi affrontati, dalla possibile operazione che coinvolge Tim con Open Fiber alla creazione di una jv in credito al consumo, passando per i conti.
“Porteremo le opzioni possibili prima in Comitato Strategico e poi in cda, entro l’estate e poi parleremo con gli azionisti di Open Fiber in base al feedback che avremo dal cda entro l’estate”, ha detto parlando dei contatti con la controllata di Enel e Cdp.
“Non ha senso costruire due dorsali” in fibra “che si sovrappongono. Sarebbero uno sperpero di denaro sia per le aziende coinvolte sia per il Paese”, ha aggiunto, rispondendo a un analista che domandava ulteriori dettagli sulle opzioni allo studio relative al dossier Open Fiber.
“Anche un’OF stand alone avrebbe poco senso, perché creerebbe diverse sovrapposizioni con Tim in alcune aree del Paese. Occorre pertanto proseguire con l’ottimizzazione delle Capex, voce che si potrebbe ridurre abbinando le due reti”, ha aggiunto. “Con il passare del tempo gli sforzi andranno a vantaggio di questo tipo di ottimizzazione”. A chi ipotizza problemi di Antitrust risponde che “è un po’ presto per dirlo se ancora non si conosce la struttura dell’operazione”.

In ogni caso, ha aggiunto, Tim punterebbe al controllo dell’eventuale combinazione industriale tra la propria rete fissa e quella di Open Fiber. “Si. Pensiamo che mantenere una forma di controllo – non ho mai detto al 100% – sarebbe la soluzione migliore”, ha dichiarato Gubitosi. “Tuttavia non escludiamo alcuna opzione e siamo pronti a cambiare idea se ci renderemo conto che per gli azionisti risulterà più conveniente un’altra soluzione”. “Al momento restiamo comunque convinti che combinare le due reti rappresenti la soluzione più interessante”, ha rimarcato Gubitosi. “L’operazione più interessante sarebbe quella di abbinare le due reti: il 27 giugno e il 1 agosto abbiamo (in agenda) dei cda, ne discuteremo in entrambi gli incontri. Una volta condiviso i punti di vista possiamo discuterne con Antitrust”.
“Stiamo pensando a una joint venture con qualcuno nel credito al consumo che ci possa permettere di lavorare meglio”, ha detto poi Gubitosi. “Tra gli aspetti che negli ultimi due tre anni ci hanno creato più grattacapi in termini di assorbimento del circolante e di gestione di crediti inesigibili, c’è stata la scelta di vendere a rate” telefoni cellulari, ha chiarito. Tim ha dunque deciso di “ragionare sulla possibilità di dare vita a una jv con realtà che strutturalmente ci possa consentire di ridurre i costi. Abbiamo avviato trattative con alcune società attive nel settore del credito al consumo e speriamo nelle prossime settimane o nei prossimi mesi di riuscire a individuare partner attraverso cui offrire credito ai nostri clienti”, ha spiegato, specificando che sono state invitate “cinque istituzioni bancarie”, mentre è stato “appena avviato il processo di selezione”. “Stiamo esplorando l’idea per cercare di ridurre il rischio d’insolvenza. Ci sono società molto grandi, di proprietà di banche, che operano in questo settore”.
“Si tratta per noi di un business che vale circa un miliardo”, ha puntualizzato.
“Continuiamo a impegnarci nella riduzione del debito, per stabilizzare i ricavi e farli crescere di nuovo, nel tagliare i costi e introdurremo azioni organiche: riteniamo, tre mesi dopo la presentazione del piano che questo sia fattibile e impegnati nel suo raggiungimento”, ha aggiunto il manager che, ha bollato come “chiuse” le baruffe che avevano contrapposto Vivendi e Elliott. “Da due mesi sono molto tranquilli e devo ringraziarli perchè stiamo lavorando bene insieme, mi aspetto che conoscendoci meglio le cose continueranno ancora meglio”.