A un anno dall’entrata in vigore del Decreto Dignità – che prevedeva il divieto totale di pubblicità dei giochi (con l’esclusione della Lotteria Italia e dei contratti in corso, per al massimo un anno) e lo stop alle sponsorizzazioni dal 1° gennaio 2019 – , da domenica 14 luglio, è effettivo lo stop alla pubblicità dei giochi per tutti. Scaduta dunque, ricorda Agipronews, anche l’ultima deroga, sui contratti firmati prima del 14 luglio 2018.
Salate le sanzioni previste dalla norma e che saranno irrogate da Agcom: gli operatori rischiano multe pari al 20% del valore della sponsorizzazione o della pubblicità e comunque non inferiori a 50mila euro per ogni violazione. I proventi, invece, alimenteranno il fondo per il contrasto al gioco patologico.

Secondo le stime del MEF, il divieto potrebbe far calare il volume della raccolta “intorno al 5%” e “potrebbe comportare una riduzione delle entrate, a regime, pari a 150 milioni di euro l’anno”. In particolare, continua Agipro, il minor gettito nel 2019 sarebbe pari a 112 milioni, per poi andare a regime (nel 2020 e nel 2021) a meno 150 milioni. “Sulla base dei dati in possesso e delle informazioni provenienti dai concessionari”, i tecnici di via XX settembre avevano anche stimato gli investimenti pubblicitari e di sponsorizzazione nel settore dei giochi, che “si aggirano complessivamente intorno a 150-200 milioni l’anno”.
Per evitare l’applicazione delle sanzioni, gli operatori dovranno rispettare le indicazioni dell’Agcom. Lo scorso 18 aprile, infatti, l’Authority ha approvato la delibera contenente le linee guida sul divieto di pubblicità dei giochi previsto dal Decreto Dignità: stop alle sponsorizzazioni di scommesse sulle maglie dei giocatori di calcio e a bordocampo, all’inserimento di prodotti pubblicitari legati al gioco nei programmi televisivi e nei film, vietati i gadget, l’organizzazione di eventi con premi, la pubblicità redazionale e quella, diretta e indiretta, effettuata dagli “influencer”.
Sono permessi invece i servizi di comparazione di quote, gli spazi quote nei progammi tv o web sportivi, l’esposizione delle vincite, i servizi di indicizzazione web, le comunicazioni commerciali business to business, le fiere destinate agli operatori del settore, le comunicazioni di responsabilità sociale, le campagne informative sui rischi del gioco.
Il Decreto Dignità prevedeva anche che il Governo proponesse, entro sei mesi, “una riforma complessiva in materia di giochi pubblici, in modo da assicurare l’eliminazione dei rischi connessi al disturbo del gioco d’azzardo contrastare il gioco illegale e le frodi a danno dell’erario e comunque tale da garantire almeno l’invarianza delle corrispondenti entrate”.
La scadenza di metà febbraio, peraltro puramente indicativa, non è stata rispettata dal Governo Conte. Il Sottosegretario al Mef, Massimo Bitonci ha recentemente dichiarato in Parlamento che l’Esecutivo sta ultimando la redazione di un disegno di legge delega con i principi per la riforma del settore.