Nella sua residenza milanese, detta La Kasa dei Libri – in largo De Benedetti 4, ospita oltre 60 mila volumi – lo scrittore e giornalista Andrea Kerbaker ha organizzato la mostra (dal 13 al 27 settembre 2019) “I Bertolucci. Una famiglia d’arte nell’Italia del Novecento”. Tratta del capostipite, il grande poeta Attilio Bertolucci, e dei suoi figli, i registi Bernardo e Giuseppe. “Non c’è più nessuno dei tre”, dice Kerbaker. “Ma la loro eredità culturale è ancora presente, e non soltanto in Italia. Ho scelto di parlare della famiglia Bertolucci per attraversare in modo differente un pezzo della cultura del Novecento italiano. Una storia di cui, come letterato e appassionato, vado fiero”.
In mostra, oltre alle molte fotografie scattate da Leonardo Cendamo, specializzato in nomi della cultura (“le sue foto occupano una parete intera”), anche manifesti dei film, italiani e stranieri; carte e documenti, tra cui pagine di poesia; memorabilia familiari; edizioni dei libri di Attilio Bertolucci (ispirandosi al poema “La camera da letto”, Bernardo girò uno dei suoi capolavori: “Novecento”). La mostra fa parte degli appuntamenti in corso a Milano, per la MovieWeek, una delle venti settimane a tema che punteggiano il nutrito calendario annuale di eventi nel capoluogo lombardo.
“I tre Bertolucci”, ricorda Kerbaker, “erano tipi umani assolutamente diversi. La mia ambizione è che vengano rivissuti nella loro propria identità”. Perno della famiglia il patriarca poeta, di antiche radici emiliane. Molti film, non solo il già ricordato “Novecento”, presero spunto dalle pagine di papà Bertolucci. Che sostituì Pierpaolo Pasolini alla direzione della rivista “Nuovi Argomenti”, quando il tormentato scrittore, poeta e regista di Casarsa del Friuli venne ucciso sul litorale di Ostia, il 2 novembre 1975. Pasolini era amico dei Bertolucci. “Fu lui”, ricorda Kerbaker, “che offrì al giovane Bernardo il ruolo di aiuto regista nel primo film che dirigeva”. Era “Accattone”, quel film, e da lì cominciò la carriera che portò Bernardo Bertolucci all’Oscar, con “L’ultimo imperatore”, nel 1987.
Meno famoso di Bernardo, l’altro regista, Giuseppe. Che fece sempre film di qualità e ha avuto un merito: scoprire Roberto Benigni e scrivere per lui i primi irriverenti monologhi. Come quello di “Berlinguer ti voglio bene”, film di cui Giuseppe Bertolucci era regista: alla Kasa dei Libri se ne vedrà qualche estratto video.