Marco Giallini sempre più Rocco Schiavone, apre la terza serie sempre su RaiDue

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Un bulldog stampato sul cappelletto casual, nervoso, pronto al “cazzeggio”, attitudine scanzonata del romano de’ Trastevere cinico incallito, amareggiato dai trabocchetti della vita e deluso dalla scemenza umana: Marco Giallini 

di presenta cosi in conferenza stampa in una Sala degli Arazzi a viale Mazzini, zeppa di giornalisti e fan. “Ao’ manco ci fosse Totti…” scherza l’attore, che per la terza serie è Rocco Schiavone, il vice questore romano quasi confinato ad Aosta per il suo essere borderline, segnato da dolori indelebili, burbero e ironico, con grande senso etico e umano. E bravo. Il noir di successo tratto dai gialli di Antonio Manzini torna su RaiDue da mercoledi 2 alle 21,20 con un terzo regista, Simone Spada, e Valeria Solarino new entry nei panni di una giornalista tosta che indaga sui trascorsi del poliziotto considerato politicamente scorretto, che si fa le canne e fuma come un turco: “Io fumo pe’ fumà, diceva mio padre, Schiavone fuma perché deve fuma’. Del resto fa sempre come gli pare” dice Giallini, ormai sempre più aderente alla figura del vice questore ma “cazzeggiante”, senza schemi e irrefrenabile, battute a raffica nel romano dissacrante, con uno senso spirituale di fondo che gli fa apprezzare il crocifisso perché “è rock”.
La solitudine fa parte del personaggio e ora è accentuata dal tradimento “d’amore” di Caterina, che nell’ultima puntata della seconda serie si è rivelata una spia (“mi ha tradito proprio quando ero riuscito a invitarla a cena…” commenta l’attore/personaggio), e dall’allontanamento dei suoi amici romani che ormai lo vedono come “lo sbirro”, per l’arresto di Sebastiano, e non più il ragazzo di strada e di vita cresciuto con loro. Schiavone quindi rimane solo con la cagnetta Lupa, la sua squadra e il rapporto quasi paterno con Gabriele, ragazzino vicino di casa che lui protegge come un figlio mancato. Nella fiction il rapporto è cresciuto nel tempo, e il giovanissimo attore, Carlo Ponti di Sant’Angelo, racconta che “Marco mi aiuta sul set, mi guida, da lui imparo tanto e siamo sempre più amici”.

Fascinoso e un po’ maudit , Schiavone piace alle donne con cui entra in contatto senza steccati, dalle signore borghesi alle prostitute, ma la comunicazione intima e amorosa resta accesa nell’immaginario solo con Marina (Isabella Ragonese) la moglie uccisa al posto suo. Perché il vice questore è “malinconico, ma non depresso” dice Giallini, “non è allegro ed è per questo che piace”. Insomma, è un personaggio letterario che però “sembra disegnato da vari fumettisti”, per via del cambio di regia (dopo Michele Soavi e Giulio Manfredonia) voluto dalla produzione come ormai si usa per le fiction di action tipo Gomorra). I fumetti del resto sono una passione di Giallini, al quale piacerebbe interpretare i panni di “Ken Parker disegnato da Milazzo, o magari Zagor… o Zorro”. E Zorro si sentiva con il primo regista, “col loden che svolazzava, era una regia più onirica”.

La terza serie comprende quattro episodi: “La vita va avanti”, riparte con un delitto, un sacerdote trovato morto in montagna (Schiavone si dà malato e si fa sostituire) e ancora furti di opere l’arte, ludopatia, riciclaggio. Quel “marcio che si scopre nel bianco di Aosta, dove sembra una società pulita ma non lo è”, spiega Carlo Freccero, direttore di RaiDue che motiva la prosecuzione della serie sulla sua rete “più birichina” rispetto alla RaiUno dal target familiare, come aveva promesso la direttora di RaiUno, Teresa De Santis alla presentazione dei palinsesti a luglio. Ma le destre, dal forzista Gasparri a Fratelli d’Italia,) non volevano poliziotti che fumano marijuana sulla rete ammiraglia. Del resto, prosegue Freccero, “bisogna diversificare generi e linguaggi, il noir è un supergenere adatto a RaiDue”.
La fiction è comunque qun successo crescente e ne è soddisfatta Tinni Andreatta, direttora di RaiFiction: “Schiavone è l’emblema della linea di RaiFiction, la rottura degli schemi e l’innovazione, ed è tra le serie più vendute, come prova il successo sulla tedesca Ard, “che non si vedeva dai tempi della Piovra, per una produzione Rai”, spiega Andreatta. Così come la casa editrice Sellerio “porta bene alla Rai”, da Montalbano di Camilleri ai romanzi di Manzini, osserva Freccero.

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SCHEDA
Rocco Schiavone terza stagione, tratto dai romanzi e racconti di Antonio Manzini editi in Italia da Sellerio. Serie tv in 4 serate In onda su Rai2 dal 2 Ottobre 2019

CAST ARTISTICO

 

Rocco Schiavone

Marina

Marco GIALLINI

Isabella RAGONESE

Italo Pierron Ernesto D’ARGENIO
Caterina Rispoli Claudia VISMARA
D’Intino Christian GINEPRO
Deruta Massimiliano CAPRARA
Casella

Antonio Scipioni

Gino NARDELLA

Alberto LO PORTO

Anatomopatologo Alberto Fumagalli

Capo della scientifica Michela Gambino

Massimo REALE

Lorenza INDOVINA

Procuratore Baldi Filippo DINI
Questore Costa Massimo OLCESE
Sebastiano Francesco ACQUAROLI
Brizio Tullio SORRENTINO
Cecilia Porta

Furio

Anna BELLATO

Mirko FREZZA

Gabriele Carlo PONTI DI SANT’ANGELO
Sandra Buccellato Valeria SOLARINO

 

 

CREDITI NON CONTRATTUALI

CAST TECNICO

 

Regista

 

Simone SPADA

 

Sceneggiatori Antonio MANZINI

Maurizio CAREDDU

 

Direttore della Fotografia Fabrizio LUCCI
Aiuto Regia Giuseppe CURTI
Scenografia Elisabetta ZANINI
Costumi Giorgia GUGLIELMAN
Musiche

 

Corrado CAROSIO e Pierangelo FORNARO per Bottega del Suono – Edizioni Musicali RaiCom
Stunt Marco PANCRAZI
Montaggio Valentina GIRODO
Casting Director Teresa RAZZAUTI
Casting Aosta Chiara MORETTI
Fonico Umberto MONTESANTI
Produttore Esecutivo Cross Productions Marco MASTROGIACOMO
Produttore Creativo Cross Productions

 

Maddalena RINALDO

 

Produttori Rai Alessandro CARBONE e Fania PETROCCHI
Prodotto da Rosario RINALDO per CROSS PRODUCTIONS
Una coproduzione RAI FICTION, Cross Productions e Beta Film

 

CREDITI NON CONTRATTUALI

 LA NUOVA STAGIONE

 Continuano le indagini del vicequestore Rocco Schiavone con quattro nuovi  episodi.

Le vicende prendono il via dal finale drammatico della stagione precedente. Rocco è in profonda crisi esistenziale per essere stato tradito da Caterina, l’unica persona a cui aveva aperto il suo cuore. Sembra essere stato abbandonato anche dai suoi amici, che ormai vedono in lui più la figura dello “sbirro” che quella dell’amico. Rocco però va avanti e continua a indagare sulle umane disgrazie che spesso coinvolgono gli ultimi, gli sconfitti. Preti che nascondono segreti, barboni che si azzuffano per una manciata di verdura marcia lasciata sui marcipiedi del mercato, croupier che sul tavolo da gioco hanno abbandonato più di qualche fiches.

Come sempre, parallele alle indagini, scorrono le sue vicende personali. Dopo il ripudio da parte dei suoi amici di Roma e il tradimento di Caterina, Rocco comprende quanto sia amara la sua solitudine, appena consolata dalle presenza della dolce cagnolina Lupa e del giovane vicino di casa Gabriele, che Rocco cerca sempre di proteggere. A tenere alto il livello delle ‘rotture di coglioni’ ci pensano come sempre gli stolidi poliziotti della sua squadra: D’Intino e Deruta, Casella, ma anche il giovane Italo Pierron, che sembra nascondere un segreto, e i litigi tra il medico legale Fumagalli e la responsabile della scientifica Michela Gambino –  discussioni che cominciano ad assumere il carattere di impacciate schermaglie amorose. Poi ci sono le donne: intorno a Rocco Schiavone le donne non mancano, che siano signore borghesi o prostitute. Ma il ricordo della moglie Marina non lo abbandona mai.

 ROCCO SCHIAVONE

 Rocco Schiavone è un personaggio letterario, protagonista dei romanzi polizieschi scritti da Antonio Manzini.

Schiavone è un vicequestore in forza alla Polizia di Stato, romano fin nel midollo, che si ritrova a dover svolgere le sue funzioni nella città di Aosta.

Rocco Schiavone è saccente, sarcastico nel senso più romanesco del termine, maleducato, cinico quanto basta; odia il suo lavoro, soprattutto odia Aosta. Però ha talento.

Trasferito nel capoluogo valdostano per motivi disciplinari, è un uomo con un senso etico tutto personale, che raramente coincide con quello che un poliziotto dovrebbe avere. È sboccato, violento e le sue azioni spesso esondano i margini della legalità. Un uomo con un passato oscuro, con molti scheletri nell’armadio.

Nato a Trastevere negli anni ’70, in un piccolo appartamento in via delle Mantellate, quando il pittoresco quartiere romano non era ancora meta dei turisti e degli investitori americani, figlio di operai, Schiavone è cresciuto per strada giocando a guardie e ladri con i suoi amici del cuore, Sebastiano, Furio e Brizio. Col tempo i suoi amici sono rimasti ladri, lui invece è diventato guardia. Ma questo non ha intaccato il loro affetto e soprattutto il rispetto reciproco. Insomma, Rocco Schiavone è sì un poliziotto, ma tutto di lui farebbe dire il contrario.

C’è solo una persona al mondo che riesce a penetrare la scorza dura che Rocco si è costruito intorno: Marina, sua moglie. O meglio, la donna che era sua moglie. Che lo è stata fino al 7 luglio del 2007, giorno terribile nella vita di Rocco, nel quale la sua esistenza ha cambiato rotta, si è incrinata e, come un vaso di valore, non ha più potuto riprendere lo splendore di un tempo. Ma Marina continua a vivere nella fantasia di Rocco, che la vede viva e più bella che mai accanto a sé tutte le sere quando torna a casa. E la presenza della donna è l’unica cosa che rende a Rocco sopportabile la vita ad Aosta, l’unica cosa che riesce, in qualche modo, a colmare la nostalgia per Roma, per gli amici di sempre, per la sua vecchia vita.

 

 SINOSSI SERATE

 PRIMA SERATA “La vita va avanti”

Rocco è di nuovo ad Aosta, ormai solo, a fare i conti con quello che è successo: il suo migliore amico Sebastiano è agli arresti domiciliari e crede di essere stato condannato per colpa sua; Furio e Brizio non lo chiamano più; Caterina, di cui si era innamorato, si è rivelata una spia. A Rocco è rimasta solo Marina, che ancora di tanto in tanto torna a fargli compagnia, e il suo vicino di casa Gabriele. E poi, ovviamente, il suo lavoro.

In Valpelline, a 1400 metri d’altezza, il sacerdote Donato Brocherel è stato ritrovato morto. Rocco, che deve fare i conti con il suo mal di vivere, finge di avere la febbre e incarica la sua squadra di recarsi sul luogo del delitto al posto suo.

NOTE DI REGIA

Con grande entusiasmo e la giusta dose di ‘paura’ ho accettato l’incarico di girare la nuova serie di Rocco Schiavone. Una serie innovativa e di genere puramente noir che parte da un’idea letteraria di successso, di Antonio Manzini, inventore di un personaggio assolutamente nuovo e originale nel nostro panorama televisivo.

Avvicinandomi a questo tipo di racconto ho cercato di rispettare le linee narrative e di linguaggio delle serie precedenti e del modo di raccontarle dei miei predecessori Michele Soavi e Giulio Manfredonia.

Allo stesso tempo, inevitabilmente, ho cercato un mio stile, dilatando i tempi della messa in scena e del montaggio senza tradire il gusto e l’amore che i registi delle due serie precedenti erano riusciti con grandi risultati a imprimere al racconto. Mi sono affidato inoltre alla complicità che si è creata con Marco Giallini, un fuoriclasse, attore e amico straordinario, con cui avevo già avuto il privilegio di lavorare sul mio secondo film “Domani è un altro giorno”.

Per me è molto importante lavorare con gli attori, quindi è stato importante la costruzione del cast, e posso dire che sono personalmente fiero delle scelte e del lavoro svolto, cosa che non solo ha impreziosito la puntate in generale ma che ha anche dato modo a Marco di divertirsi e in alcuni casi di portare la qualità della recitazione verso l’alto.

In questa terza serie, rispetto alla seconda, torna prepotentemente protagonista l’ambientazione tra le montagne innevate e non della Val D’Aosta, ingrediente a mio modo di vedere fondamentale per Rocco e stimolante per noi che siamo stati chiamati a creare il mondo in cui farlo muovere.

Un ambiente freddo e apparentemente inospitale per un ‘romanaccio’ come Rocco, ma che in questa terza serie sente e vive con maggiore abitudine.

Forse la sua casa è ormai ad Aosta e raccontare il modellarsi delle sue abitudini e il rafforzamento dei rapporti sentimentali, direi quasi familiari, è stato molto interessante.

Le temetaiche affronate nei casi di puntata e l’evolversi della linea sempre viva che tiene legato Rocco al suo passato e che continuamente ne determina le scelte, mi hanno aiutato a spingere Rocco verso quella che mi piace definire una sorta di maturità, accompagnata da una malinconia profonda che lo rende ancora più umano ed empatico e che, alternata al suo essere scorretto e a volte burbero, ne valorizza la totale etica e più in generale la trasversalità.

Voglio ringraziare di cuore tutti i collaboratori con cui ho affrontato questo viaggio, ognuno prezioso e ognuno affascinato dal mondo di Schiavone come me. Ringrazio inoltre Rai Fiction, la Cross, il produttore Rosario Rinaldo ed Antonio Manzini per la fiducia e per avermi dato la possibilità di girare una tra le più belle serie televisive che possono capitare ad un regista.